Estratto da “Ultime lettere di Jacopo Ortis”
“Umana vita? sogno: ingannevole sogno al quale noi pur diam sì gran prezzo, siccome le donniciuole ripongono loro ventura nelle superstizioni e ne’ presagj!
Bada: ciò cui tu stendi avidamente la mano è un ombra forse, che mentre è a te cara, a tal’altro è nojosa.
Sta dunque tutta la mia felicità nella vota apparenza delle cose che ora m’attorniano; e s’io cerco alcun che di reale, o torno a ingannarmi, o spazio attonito e spaventato nel nulla!
Io non lo so; ma, per me, temo che la Natura abbia costituito la nostra specie quasi minimo anello dell’incomprensibile suo sistema, dotandone di cotanto amor proprio, perché il sommo timore e la somma speranza creandoci nella immaginazione una infinita serie di mali e di beni, ci tenessero pur sempre affannati di questa esistenza breve, dubbia, infelice.
E mentre noi serviamo ciecamente al suo fine, essa ride del nostro orgoglio che ci fa reputare l’universo creato solo per noi, e noi solo degni e capaci di dar leggi al creato.”