Estratto da “La confessione di un figlio del secolo”
“È comune ai dissoluti una specie di inerzia stagnante, colorita di un’amara gioia.
È la conseguenza di una vita di capriccio, dove niente si regola sui bisogni del corpo, ma sui capricci dello spirito, e in cui l’uno deve essere sempre pronto a ubbidire all’altro.
La gioventù e la volontà possono ubbidire agli eccessi; ma la natura si vendica in silenzio, e il giorno in cui decide di riprendere la sua forza, la volontà muore per aspettarla e abusarne di nuovo.
Trovando, allora, intorno a sé tutti gli oggetti che il giorno prima lo tentavano, l’uomo, che non ha più la forza di impadronirsene, non può rendere a ciò che lo circonda se non il sorriso di disgusto.
Aggiungete che quegli stessi oggetti che ieri eccitavano il suo desiderio, non sono mai avvicinati a sangue freddo.
Il dissoluto si impadronisce con violenza di tutto ciò che ama: la sua vita è una febbre, i suoi organi, per trovare il piacere, sono obbligati a tenersi all’altezza con i liquori fermentati, con le cortigiane e le notti senza sonno; nei suoi giorni di noia e di accidia lui sente, quindi, ben più degli altri la distanza fra la sua impotenza e le tentazioni, e per resistere a queste, bisogna che l’orgoglio venga in suo soccorso e gli faccia credere che lui le sdegna.
Cosi avviene che sputi incessantemente su tutti i festini della sua vita, e che, fra una sete ardente e una profonda sazietà, la vanità lo conduca alla morte.”
Insomma, a Napoli si direbbe “si deve far scemo da solo” 😁 cioè, deve illudersi, illudersi e autoingannarsi di aver smesso di desiderare cose a cui, ora, non può più ambire.
Direi di si 😁 bella sintesi 😁
Alla fine è un esempio, abilmente ricamato, di dissonanza cognitiva un cento anni prima che nascesse la teoria 😅
Cento anni prima! Pochini pochini 😆
😁
“Il dissoluto si impadronisce con violenza di tutto ciò che ama: la sua vita è una febbre, i suoi organi, per trovare il piacere, sono obbligati a tenersi all’altezza con i liquori fermentati, con le cortigiane e le notti senza sonno; nei suoi giorni di noia e di accidia lui sente, quindi, ben più degli altri la distanza fra la sua impotenza e le tentazioni, e per resistere a queste, bisogna che l’orgoglio venga in suo soccorso e gli faccia credere che lui le sdegna.”
Da incorniciare