Estratto da “Antonina. Ovvero la caduta di Roma”
“…All’inizio, la fanciulla esitò.
I ricordi dolorosi dei fatti seguiti all’ultima volta che aveva cantato nel giardino del padre le tolsero le parola.
Ben preso, comunque, dopo una breve pausa, riprese il controllo e inizio a cantare con voce tremula che ben si adattava all’argomento e al motivo musicale che aveva scelto
Il compito della lacrima
I
Celeste il suo dove natio. Lacrima era figlia
D’ancella tristezza irretita dal giovane Gaudio
Nata fra gli spasmi, fu allevata nel dolore
E ancor giovane errò quaggiù nel mondo.
II
Nessun angelo custode veglio sulla nascita
Pria d’esser condannata a vagare sulla terra;
Nessuna letizia carezzò la sua dolce figura;
I sospiri vegliarono nenie intorno alla culla
III
Seppur Gaudio cercasse con baci ed astuzie
D’invogliarla a stare fra i suoi parenti sorrisi,
Dall’alba in cui quello visse, lei venne atterrita
E con tristezza si nascose nella gelida notte.
IV
Giunta sulla terra, dové scegliersi un impiego,
Il più luminoso e il migliore per una Lacrima
Ovver santificare la gioia e donare sollievo
Negato dall’apice del dolore dalla disperazione
V
Alcuni respinsero, altri benedissero il suo arrivo:
Placava il loro dolore, o leniva la loro vergogna;
E gli stessi allegri, benché temano il suo nome,
Spesso gustano l’arrivo mitigante della lacrima
VI
Gli anni si son succeduti e, vegliato dal cielo,
Lo spirito mite continua la sua opera d’amore;
Eppur mai finirà codesto esilio dal paradiso
Ed ogni cor gli è dimora in cui poter vagare!