Estratto da “Emilio” Rousseau
“…Noi non sappiamo che cosa siano felicità o infelicità in senso assoluto.
Tutto è promiscuo in questa nostra vita, ove non è dato provare alcun sentimento completamente puro, non è dato restare per due momenti di seguito nello stesso stato, ché gli stati d’animo, come le modificazioni del corpo, fluiscono senza sosta.
Il bene e il male sono comuni a tutti, ma in diversa misura.
Il più felice è colui che meno patisce; il più misero è colui che gioisce di meno.
Ma sempre i patimenti sopravanzano le gioie: ecco la differenza a tutti comune.
La felicità dell’uomo quaggiù è soltanto uno stato negativo, determinato dalla minore quantità dei mali sofferti.
Ogni sentimento di pena è inseparabile dal desiderio di liberarsene; ogni idea di piacere è inseparabile dal desiderio di goderne; ma il desiderio presuppone sempre una privazione e tutte le privazioni che si avvertono sono penose.
È dunque nella sproporzioni tra desideri e facoltà di soddisfarli che risiede la nostra miseria.
Un essere sensibile, che avesse facoltà pari ai desideri, sarebbe assolutamente felice.
In che cosa consiste la saggezza umana, ossia la strada della vera felicità? Non certo nel diminuire i nostri desideri, poiché, se fossero inferiori a ciò che possiamo, una parte delle nostre facoltà resterebbe inattiva e non godremmo di tutto il nostro essere.
Ma neppure consiste nell’ampliare le nostre facoltà, ché se i nostri desideri crescessero contemporaneamente in maggior misura, saremo senza dubbio più infelici.
Occorre invece diminuire l’eccesso dei desideri rispetto alle facoltà e ridurre a perfetta eguaglianza il potere e la volontà.
Soltanto allora, trovandosi tutte le forze in azione, sarà assicurata la pace dell’anima e l’uomo si sentirà in armonia
Così dunque la natura, che opera tutto per il meglio, ha cominciato col costruire l’uomo.
Dapprima essa non gli dà che i desideri necessari alla sua conservazione e le facoltà sufficienti a soddisfarli.
Le altre facoltà le ha lasciate, per così dire, di riserva in fondo al suo animo, perché vi si sviluppino quando sarà necessario.
Solo in questo stato iniziale si trova equilibrio tra potere e desiderio e l’uomo non è infelice.
Ma non appena le sue facoltà potenziali cominciano ad operare, l’immaginazione, che è la più attiva di tutte, si sveglia e sopravanza le altre.
È questa facoltà si estende per noi la misura delle cose possibili, sia in bene che in male, e per conseguenza eccita ed alimenta i desideri con la speranza di soddisfarli.
Ma l’oggetto che pareva dapprima a portata di mano, fugge più rapido della nostra brama e, quando lo crediamo raggiunto, si trasforma e riappare lontano da noi.
Incuranti di riguardare lo spazio percorso, non ne facciamo alcun conto; e quello ancora da percorrere s’accresce, si dilata senza posa.
Così esauriamo le forze senza arrivare alla meta e più ci apprestiamo al godimento, più la felicità si allontana da noi.
Al contrario, quanto meno l’uomo si è discostato dalla condizione naturale, tanto minore è in lui il divario tra facoltà e desideri e tanto meno, per conseguenza, egli è lontano dall’esser felice.
Mai è meno misero di quanto appare sprovvisto di tutto, poiché la miseria non consiste nella privazione delle cose, ma dall’avvertirne il bisogno… ”
Rieccomi! Il tuo post mi ha ispirato una domanda che spero non risulti indiscreta: tra tutti i desideri che hai soddisfatto, quale ti ha gratificato di più?
No problem 🙃 a parte che non so cosa risponderti, mi metti in difficoltà 😅
Dal lato lavorativo/ studio non ho mai avuto spinte particolari per raggiungere determinati obbiettivi
Da quello sentimentale sì, ma non sono, almeno finora, andate a buon fine 😅
Manca il lato materiale, ma son cose effimere dato dal momento, non attecchiscono a sufficienza per elevarle a un grado rilevante.
Sono totalmente d’accordo, i beni materiali sono spesso effimeri. Colgo l’occasione per dirti che ho appena sfornato un nuovo post… spero che ti piaccia! 🙂
Già 🙃
Ah, più tardi ci do un occhiata 😊
T’aspetto a gloria! 🙂
Di tutto il discorso, ho apprezzato particolarmente, e tanto, la frase nel finale 😊
“miseria non consiste nella privazione delle cose, ma dall’avvertirne il bisogno”
Vero, sintetizza bene il discorso 😊
questo post è la nobile “debanalizzazione” della più ovvia delle banalità, Chapeau!
Si, direi di sì 🙃
Bel commento 😊