Estratto da”All’ombra delle fanciulle in fiore”

01/01/2023 10 commenti

Avevo vissuto il Capodanno dei vecchi, che differiscono in quel giorno da quello dei giovani non perché non ricevono più strenne, ma perché non credono più nell’anno nuovo

Strenne io ne avevo avute, ma non quell’unica che mi avrebbe fatto piacere e che sarebbe stato un messaggio di Gilberte.

Tuttavia, ero pur sempre giovane, se avevo potuto scrivergliene uno con la speranza che dirle i sogni lontani della mia tenerezza ne risvegliasse di simili in lei.

La tristezza degli uomini che sono invecchiati è di non pensare neppure a scrivere lettere di cui hanno imparato l’inutilità

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A spasso con il drone III

22/08/2022 12 commenti

Toccata e fuga prima che qualcuno mi dia per disperso 😄

Scarpinata post ferragosto al Corno Stella

Partenza da maggengo Arale a quota 1600, dopo un breve tratto in piano si scende all’inizio della Val Cervia (1500 circa) e la si percorre tutta (vedi foto e video “Val Cervia”) fino ai 1900 e qualcosa dell’ultima baita

Da qui parte il sentiero verso il passo Val Cervia ( 2319) una volta raggiunto si ridiscende verso il lago moro (2235) e, alfine, si prende l’ultimo sentiero per il Corno Stella (2600)

Circa 10,60 km totali, ultima salita (lago Moro – Corno Stella) 1,28 km 353 metri dislivello 26,9% pendenza media (a detta di strava 😅 )

L’inizio del sentiero del Corno Stella è altresì raggiungibile, in maniera più comoda, salendo dalla bergamasca da Foppolo

Foto (Vecchia Fuji Xm1)

Video

In ordine: sentiero finale verso il Corno Stella, vista a 360 gradi dalla cima, vista sulla Val Cervia e infine veduta aerea lago Moro e accenno lago delle Trote con Foppolo sullo sfondo

Letture (quasi) invernali

11/12/2021 4 commenti

Arrivati da qualche tempo (i primi due li ho già finiti) ma visto che avevano messo neve ho atteso l’inizio della nevicata per cogliere il momento 😁

I libri

“L’asino morto” Jules Janin (256p)

“Il libro dell’ES” Georg Groddeck (368p)

“Carlo XII re di Svezia” Voltaire (288p)

“La terza esistenza di Jacob Kerkhoven” Jakob Wassermann (518p)

“Nelle tempeste d’acciaio” Ernst Junger (332p)

“Storia della rivoluzione russa” Lev Trorsky (1097p)

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Estratto da “Valperga” Mary Shelley

N.B.

Visto il momento ozioso, e il meno tempo a disposizione, ho deciso di testare un app per trasferire il testo da foto (scanner ocr)

Il testo andrebbe poi formattato, ma visto che è un test e visto che sono ozioso 😀 lo riporto fedelmente come generato dall’applicazione

“L’animo umano, mia cara, è una vasta caverna,
in cui risiedono e vivono diversi poteri. Il primo è la
Coscienza che sta come una sentinella all’ingresso; e
accanto a essa attendono la Gioia e il Dolore, l’Amore
e l’Odio, e tutte le sensazioni vive che grazie a lei rie-
scono a entrare nei nostri cuori.
«Nel vestibolo di tale caverna, ancora illuminata
dalla luce del giorno, siede la Memoria con gli occhi
bendati, il severo Giudizio che regge la sua bilancia e
la Ragione in toga da avvocato. La Speranza e la Pau-
ra vi dimorano, mano nella mano, sorelle gemelle;
la prima (più vecchia di qualche breve momento, di
carnagione rosea, dal passo sicuro, con gli occhi che
guardano entusiasti al futuro e le labbra dischiuse in
segno di intensa attesa) spesso si affretterebbe per
sedere a fianco della Gioia, se non fosse trattenuta
dalla secondogenita, la Paura, la quale, pallida e tre-
mante, altrettanto spesso fuggirebbe, se la Speranza
non la tenesse per mano e non le facesse coraggio.
I suoi occhi sono sempre rivolti all’indietro per fare appello alla Memoria, e le puoi vedere battere il cuore attraverso la veste color grigio spento
Qui dimorano anche la Religione e la Carità, o a volte, al posto
loro, i loro falsi doppi o opposti, l’Ipocrisia, l’Avarizia
e la Crudeltà.
«All’interno, esclusa dalla luce del giorno, risiede
la Coscienza, che può davvero vedere al buio, come
una civetta. Le sue tempie sono circondate da un
diadema di spine, e nelle sue mani essa reca una fru-
sta; eppure il suo aspetto è regale e la sua espressione
maestosa, seppur severa.
«Ma oltre a tutto ciò vi è una caverna più interna,
difficile da raggiungere, primitiva, strana e pericolo-
sa. Pochi la visitano, ed essa è spesso desolata e vuo-
ta; ma talvolta (come le caverne di cui leggiamo, sco-
perte nel cuore delle montagne e che esistono in tutta
la loro bellezza, sconosciute e dimenticate)3 questo
ultimo recesso è decorato con gli ornamenti più stra-
ni e meravigliosi: stalattiti di una bellezza senza pari,
depositi di una ricchezza inimmaginabile, e fra i cri-
stalli delicati echeggiano suoni argentini, prodotti
dall’acqua che gocciola o dall’aria che circola. Ma qui
trovano dimora anche i gufi, i pipistrelli, le vipere, gli
scorpioni e altri rettili mortali. Questo recesso non ri-
ceve alcuna luce dall’esterno, né la Coscienza vi eser-
cita alcuna autorità. Talvolta è illuminato da una luce
che nasce dall’interno; e allora gli uccelli notturni si
ritirano e i rettili non strisciano fuori dalle loro tane.
Ma se questa luce manca, oh, allora stiano attenti co-
loro i quali vogliono esplorare questa caverna. È da
qui che i malvagi traggono giustificazioni
per i loro
crimini, prendono la frusta dalle mani della Coscienza e ne smussano la pungente estremità; è da qui che
l’audace eretico impara strani segreti. Questa è l’abi-
tazione del pazzo, quando tutti i poteri abbandona-
no il vestibolo ed egli, non trovando luce, crea delle
oscure, fantastiche combinazioni fra le quali vive. Di
lì parte un breve sentiero per l’inferno, e gli spiriti
maligni passano e ripassano indisturbati, escogitan-
do le loro tentazioni.
«Ma è qui che vivono anche la Poesia e l’Immagi-
nazione; è qui che risiedono l’Eroismo e il Sacrificio
di sé e le virtù più elevate, e qui esse trovano un sa-
pere di molto superiore a tutte le lezioni del mondo;
e qui risiede la dolce ricompensa di tutta la nostra
fatica, la Contentezza della Mente, che, cinta da una
corona di rose e recando uno scettro intrecciato di
fiori, governa, al posto della Coscienza, chi è ammes-
so al suo felice dominio.>>

Categorie:Libri

“Half Believing” The Black Angels

Una ballata malinconica ogni tanto ci sta, oggi poi è pure il single day 🙃 peraltro scoperto solo perché unieuro fa sconti 😅 11-11 son troppo vecchio per ste cose 😂

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Letture autunnali

Ibs mi omaggi di una scatola di evidenziatori 😊

Ho ancora intonsi quelli che mi hanno spedito l’anno scorso, mi toccherà metter su cartoleria fra un po’ 😁

I libri

“Valperga” Mary Shelley (704p)

“La bottega dell’antiquario” Charles Dickens (656p)

“Storia di un delitto” Victor Hugo (560p)

“Louis Lambert” Honoré de Balzac (157p)

“La guerra dei trent’anni” Veronica Wedgwood (494p)

Estratto da “Jakob Wassermann”

“Nell’animo dei diciasettenni c’è una bussola che con il suo ago magnetico – infallibile anche se tremolante – punta verso la perfezione: mi sembra che in questo venga alla luce una pulsione elementare della natura umana, l’istinto originariamente morale che – dicano i meccanicisti quel che vogliono – è innato quanto quello della fame e della riproduzione.

Solo che è più vulnerabile e a rischio: per mimetizzarsi rispetto alla bassezza del mondo ha dunque bisogno di un involucro che lo protegga.

A questa età si è molto più chiusi e inaccessibili di quanto sospettino i migliori educatori.

E non me ne mancano le spiegazioni, se mai qualcuno dovesse chiedermele: alcune sono diventate nel frattempo luoghi comuni, noti a qualunque ciarlatano della psicologia.

Per esempio, l’irrompere della sensualità, il lavoro emotivo e mentale per venirne a capo, il dissidio aperto tra desiderio di libertà e il bisogno di legami affettivi.

Si fa invece poca attenzione alla cosa più evidente: l’enorme peso del mondo che precipita addosso all’improvviso, con forza schiacciante.

Perché non si annuncia gradualmente, non si avvicina poco a poco perché lo spirito si abitui .

Occuparsi di questa materia significa entrare in un terreno sconosciuto, i cui abitanti non solo non parlano la nostra lingua ma mantengono un silenzio ostile.

La loro apparente franchezza non deve indurci a credere che si stiano confidando, il loro simulato interesse verso noi adulti è un complicato sistema di ipocrisie.

La loro sete di sapere è una trappola con la quale ci dissimulano un altro sapere che hanno a priori, un’intuizione del mondo così e ardente che al confronto la nostra conoscenza empirica della vita è come un orticello rispetto a una foresta tropicale.

Certo, è un sapere “non saputo” , se mi perdona il paradosso , dargli un valore pratico è impossibile.

I suoi effetti non sono funzionali, riguardano solo la disposizione mentale e spirituale.

Da questo sapere non si può trarre nessuna utilità per la vita senza che vada persa l’innocenza con la quale sorge e con la quale muore.

E quando dico sapere uso la prima stampella che mi concede la lingua: è piuttosto uno stato di ricettività concentrata, una raffinatissima capacità di rifrazione che nei più dotati dura solo un istante e nella maggior parte si spegne senza lasciare traccia.

Vedo in essa il momento propriamente geniale della vita di un essere umano ancora giovane, la riserva per tutte le prestazioni future.

A rigore non farà più alcuna esperienza, non prenderà alcuna decisione circa il proprio destino, non terminerà alcuna opera che non sia già stata presente in nuce, dentro di lui, in questo istante di altissima tensione.

Categorie:Libri

Letture di fine esatte

I libri mi son arrivati già da un po’, ma prima non ho fatto in tempo e poi son andato in ferie solo con due…

Quindi posta ora che torno al lavoro 🤣

I libri:

“La collana della regina“ – Alexandre Dumas (761p)

“Mezzanotte a Cernobyl“ – Adam Higginbotham (564p)

“Il re del mondo. La vita di Luigi XIV“ – Philip Mansel (823p)

“Armageddon. La battaglia per la Germania“ – Max Hastings (742p)

“Etzel Andergast“ – Jakob Wassermann (512p)

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Visto che si torna a lavorare… Ci sta bene anche la canzone currency dei Black Angels 🙃

Estratto da“Il caso Maurizius”

01/06/2021 6 commenti

“…l’incorreggibile romantico tornava a smarrirsi nelle beate sfere dove le anime sono sorelle e tutto si compensa.

Le cose non devono e non possono essere come sono, e perciò devono essere altrimenti.

D qui il suo rinnegare la realtà, il non volerla accettare, il forzare caparbiamente le cose contro ogni logica, scontrandosi a testa bassa contro l’ostacolo.

Una potente sensibilità, insofferente della verità, che non ammette che le cose siano potute cambiare, si immagina una possibilità là dove non ne esistono più.

Persone simili devono percorrere il duro cammino dell’esperienza e imparare a spese loro.”

[…] Il tempo, nascondendo o svelando crudelmente, ha il potere assoluto di mostrare nella giusta misura e proporzione di ciò che all’occhio umano sembra inestricabile, confuso e misterioso.

Solo la semplicità del destino può superare l’originaria semplicità delle cose, quando si tratta di gettar luce sull’opacità del presente […] Quelli che credono di giustificarsi di fronte a Dio, o di glossare il complicato itinerario della loro vita trasformando la semplicità del mondo in un poetico e grandioso mistero, sono i veri dannati, poiché non possono essere salvati nemmeno di fronte a se stessi. ”

Categorie:Libri

Letture primaverili

08/05/2021 10 commenti

Ibs mi omaggia di un segnalibro che, ovviamente, mi dimentico di metter nella foto “principale” 😅

I libri:

“La storia di Genji” Murasaki Shikibu

“Confessioni di un peccatore eletto” James Hogg

“Il caso Maurizius” Jacob Wassermann

“Due sulla torre” Thomas Hardy

“L’incognita” Benito Pérez Galdós

Estratto da “Pierrette” Balzac

02/05/2021 1 commento

“I bambini hanno l’olfatto della razza canina per le ingiustizie di coloro che li accudiscono: avvertono con grande precisione se sono amati o tollerati.

I cuori puri son più turbati dalle sfumature che dai contrasti: un bambino non comprende ancora il male, ma sa quando si offende il sentimento del bello di cui la natura lo ha dotato.”

Categorie:Libri

Letture (quasi) primaverili

11/03/2021 15 commenti

Per la festa della donna Ibs mi regala una maglia da donna che giro prontamente a mia madre; regalo a costo (quasi) 0 😁

I libri:

“Le guerre jugoslave” Joze Pirjevec

“ilman menestyksettä. joulukertomus” Charles Dickens & Collins Wilkie

“Splendore e viltà” Erik Larson

“Madame Sylvandire” Alexandre Dumas

“Pierrette” Honoré de Balzac

“Il vagabondo delle stelle” Jack London

In verità i libri fruibili son 5 e non 6 in quanto l’innominabile, che sembra in finlandese, è in finlandese 🤣

Se cercate nelle varie librerie online vi risulta “in italiano” e il retro in effetti è in italiano, ma il testo interno lo è un po’ meno 😅

Estratto da “Canzoniere” II

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?

Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro, che pur voce humana.

Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,
piaga per allentar d’arco non sana.

Categorie:Libri, Poesie

A spasso con il drone II

25/02/2021 3 commenti

Mi son spinto, complice la giornata quasi primaverile, ai 1200 metri

L’incontro con la neve è avvenuto ai 1100 circa e, come si sa, la neve è tremendamente meschina a dispetto del suo candore 😁 di conseguenza ella non mi sosteneva nell’ardua impresa, ma cercava anzi di bloccarmi

Nonostante i tentativi delle neve di boicottarmi ( affossandomi anche di circa 35 / 40 cm 😅 ) son alfine giunto in vetta

Essendomi organizzato alla grande non avevo né il ricambio né le chiavi di casa 😅

Ergo…

Ma veniamo al video 😊

Ne avevo fatto uno spettacolare, lungo, dalla giusta prospettiva 😊

Una volta in fase d’atterraggio, però, mi son accorto che non avevo fatto partire la registrazione 🤣

Metto quindi il primo che non mi convinceva del tutto, ma col cavolo che torno su 🤣

Accontentatevi 😁

“Anhedonia” Chelsea Wolfe & Emma Ruth Rundle

Categorie:Musica

Estratto da“Le confessioni di un italiano” Nievo

28/01/2021 17 commenti

“Tenetevi ben a mente ch’io narro d’un tempo in cui le feda era ancora di moda, e produceva negli spiriti eletti quei miracoli di carità e sacrifizio e di distacco dalle cose mondane che saranno sempre meravigliosi anche all’occhio miscredente del filosofo.

Io non catechizzo, né pianto o difendo sistemi; e so benissimo che la divozione , volta in bigottismo dalle anime false e corrotte, può viziar la coscienza peggio che ogn’altra abitudine di perversità.

Vi ripeto ancora ch’io non son devoto; e me ne duole forse perché durai grandissima fatica a trovare un’altra via per cui salire alla vera e discreta stima della vita.

Dovetti percorrere sovente, col disinganno al fianco, e la disperazione davanti agli occhi, tutta la profondità dell’abisso metafisico; dovetti sforzarmi ad allargare la contemplazione d’un animo diffidente e miope sopra l’infinita vastità e durevolezza delle cose umane; dovetti chiudere gli occhi sui più comuni e strazianti problemi della felicità della scienza e virtù contraddicenti fra loro; dovetti io, essere socievole e soggetto alle leggi sociali, rinserrarmi nel baluardo della coscienza per sentire la santità e la vitalità eterne e forse l’attuazione futura di quelle leggi morali che ora sono derise calpestate violate per tutti i modi; dovetti infine, uomo superbo della mia ragione e d’un vantato impero sull’universo, inabissarmi, annichilirmi, atomo invisibile, nella vita immensa ed immensamente armonica dello stesso universo, per trovare una scusa a quella fatica che si chiama esistenza, ed una ragione a quel fantasma che si chiama speranza.

Ed anco questa scusa tremola dinanzi alla ragione invecchiata, come una fiamma di candela sbattuta dal vento; e tardi mi accorgo che la fede è migliore della scienza per la felicità,

Ma non posso pentirmi del mio stato morale; perché la necessità non ammette pentimenti; non posso e non debbo arrossirne; perché una dottrina che nella pratica sociale accoppia la fermezza degli stoici alla carità evangelica, non potrà mai vergognar di se stessa qualunque siano i suoi fondamenti filosofici.

Ma quanti sudori, quanti dolori, quanti anni, quanta costanza per arrivare a ciò!

Ebbi la pazienza della formica, che, capovolta dal vento, cento volte perde la sua soma e cento la riprende per compiere a passi invisibili il suo lungo cammino.

Pochi m’avrebbero imitato e pochi m’imitano infatti.

I più gettano a mezza strada una bussola malfida da cui furono il più delle volte ingannati; e si abbandonano giorno per giorno al vento che spira.

Vien poi l’ora di raccogliere le vele nel porto; e il loro arrivo e necessariamente un naufragio.

O s’affidano a guide fallaci, alleate delle loro passioni, e bevono con compunzione lagrime spremute dagli occhi altrui: o cancellano la vita dello spirito, non sapendo che lo spirito si ridesta quandochessia a patire tutto in una volta i dolori che dovevano preparagli la strada alla morte.

Meglio la fede ignorante che il nulla vuoto e silenzioso.

Vi sono leggiadre donzelle e giovanotti di garbo le cui mire son tutte volte ai godimenti materiali: le comodità, le feste, le pompe sono loro soli desiderii; sola cura il denaro che provvede d’un lauto e perenne pascolo quei desiderii: perfino il loro spirito non cerca qualche nutrimento che per farsene bello agli occhi della gente, e non provar l’incomodo di dover arrosire.

Del resto la mente di coloro non conosce diletti che siano veramente suoi.

Domandate a essi se vorrebbero esser stati o Scipioni, o Dante o Galileo; vi risponderanno che i Scipioni i Dante e Galileo sono morti.

Per loro la vita è tutto.

Ma quando dovranno abbandonarla? Non vogliono pensarci!

Non vogliono; dicono essi; io soggiungo che non possono non osano.

E se l’osassero avrebbero da scegliere fra la pistola, suicidio del corpo, e il fastidio della vita, suicidio dell’anima.

Questo è il destino dei più forti o dei più sventurati.

La fede a’ suoi temi era almeno una idealità una forza un conforto; e chi non avesse il coraggio di soffrire cercando e aspettando, avea la fortuna di sopportare credendo.

Ora la fede se ne va, e la scienza viva e completa non è venuta ancora.

Perché dunque glorificar tanto questi tempi che i più chiamano di transizione?

Onorate il passato ed affrettate il futuro; ma vivente nel presente coll’umiltà e coll’attività di chi sente la propria impotenza e insieme il bisogno di trovare una virtù.

Educato senza le credenze del passato e senza la fede nel futuro, io cerco indarno nel mondo un luogo di riposo per i miei pensieri; dopo molti e molti anni strappai al mio cuore un brano sanguinoso sul quale c’era scritto giustizia, e conobbi che la vita umana è un ministero di giustizia, e l’uomo sacerdote di essa, e la storia un’espiatrice che ne registra i sagrifici a vantaggio dell’umanità che sempre cangia e sempre vive.

Antico d’anni piego il mio capo sul guanciale della tomba: e addito questa parola di fede a norma di coloro che non credono più e pur vogliono ancora pensare in questo secolo di transizione.

La fede non si comanda; neppur da noi a noi.

A chi compiange la mia cecità, e lagrima nella mi vita uno sforzo virtuoso ma inutile che non avrà ricompensa nei secoli eterni, io rispondo: Io sono padrone in faccia agli altri uomini del mio essere temporale ed eterno,.

Nei conti fra me e Dio a voi non tocca intromettervi.

Invidio la vostra fede, ma non posso impormela.

Credete adunque, siate felici, e lasciatemi in pace.”

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Letture di fine autunno

22/11/2020 14 commenti

Black Friday, buono sconto da 5€ ed ero pure senza libri, non ho potuto resistere 😂

I libri

“Lepanto” Barbero

“I Bianchi e i Blu” Dumas

“Viaggio in Italia” Montaigne

“Le confessioni di un italiano” Nievo

“Persuasione” Austen

“Il romanzo della foresta” Radcliffe

“Spartacus” Gibbon

Il sole, come una speranza mai sopita, da lontano tiene in vita

Non scalda il terreno, ma rende l’occhio sereno

Non illumina la terra, ma rischiara l’anima che osserva

Estratto da “Al di là del bene e del male”

15/11/2020 4 commenti

“Ogni uomo si rifugia istintivamente nella sua rocca e nella sua intimità domestica, dove può sfuggire alla folla, alla massa, alla moltitudine dei più, dove si può trascurare la costante “uomo”, in quanto si diventa una sua eccezione: eccettuato l’unico caso, quello in cui venga ricacciato da un istinto ancora più potente diritto contro quella regola; ed eccolo allora diventare, nel senso più ampio e notevole del termine, un “illuminato”

Chi nella consuetudine con gli uomini non si è fatto caleidoscopio di cangianti colori, e caso per caso non ha rispecchiato le umane miserie: il verde e grigio della nausea, il disgusto, la compassione, lo squallore, la tetra solitudine , certo costui non è uomo di superiore intendimento; posto però che egli non assuma di propria volontà sulle sue spalle il fastidio di questo fardello, che se ne tenga costantemente alla larga come si è detto occulto e romito, nel suo superbo silenzio ; ebbene una cosa allora è certa: egli non è fatto per la conoscenza, non è, la conoscenza, il suo destino.

Perché, se egli fosse tale, dovrebbe, un giorno o l’altro, parlarsi così: “se ne vada al diavolo il mio distinto gusto! Ché la regola è più interessante dell’eccezione , – di me, l’eccezione!” ed egli scenderebbe in basso, “framezzo” loro

Lo studio dell’uomo mediocre, che è lungo, serioso, e che, per raggiungere il suo scopo, abbisogna di molti travestimenti, molte vittorie su se stessi, capacità di sedurre cattive compagnie – ogni compagnia è una cattiva compagnia, ad eccezione di quella degli spiriti affini – : ciò forma una parte necessaria nell’esperienza che ogni filosofo si da della vita, forse la parte più sgradevole, contaminata, ricca di disillusioni.

Ma avesse questi fortuna, come si conviene ad un fortunato rampollo della conoscenza, allora egli intenderebbe dei veri e propri epitomatori in grado di rendergli più facile l’impresa, — intendo dire i cosiddetti cinici, proprio quei tali che sanno in sé riconoscere con semplicità la bestia, il conformismo, la “regola” , ed inoltre possiedono ancora quel grado di spiritualità, quel pizzicore dell’animo che li spinge a parlare di sé e dei loro simili davanti a dei testimoni – si dan casi in cui si avvoltolano nei loro libri come fosse nei loro stessi escrementi.

Il cinismo è l’unica forma in cui le anime comuni sfiorano ciò che si dice onestà; è l’uomo delle cime deve farsi tutto orecchie al cospetto di ogni cinismo, da quello più grezzo a quello più sottile, ed ogni volta che lo spudorato buffone di strada oppure il satiro sapiente si esibiranno al suo cospetto, augurarsi buona fortuna… ”

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Estratto da “Canzoniere”

XXII

A qualunque animale alberga in terra,
se non se alquanti ch’ànno in odio il sole,
tempo da travagliare è quanto è ’l giorno;
ma poi che ’l ciel accende le sue stelle,
qual torna a casa et qual s’anida in selva
per aver posa almeno infin a l’alba.

Et io, da che comincia la bella alba
a scuoter l’ombra intorno de la terra
svegliando gli animali in ogni selva,
non ò mai triegua di sospir col sole;
poi quand’io veggio fiammeggiar le stelle
vo lagrimando, et disïando il giorno.

Quando la sera scaccia il chiaro giorno,
et le tenebre nostre altrui fanno alba,
miro pensoso le crudeli stelle,
che m’ànno facto di sensibil terra;
et maledico il dí ch’i’ vidi ’l sole,
e che mi fa in vista un huom nudrito in selva.

Non credo che pascesse mai per selva
sí aspra fera, o di nocte o di giorno,
come costei ch’i ’piango a l’ombra e al sole;
et non mi stancha primo sonno od alba:
ché, bench’i’ sia mortal corpo di terra,
lo mio fermo desir vien da le stelle.

Prima ch’i’ torni a voi, lucenti stelle,
o tomi giú ne l’amorosa selva,
lassando il corpo che fia trita terra,
vedess’io in lei pietà, che ’n un sol giorno
può ristorar molt’anni, e ’nanzi l’alba
puommi arichir dal tramontar del sole.

Con lei foss’io da che si parte il sole,
et non ci vedess’altri che le stelle,
sol una nocte, et mai non fosse l’alba;
et non se transformasse in verde selva
per uscirmi di braccia, come il giorno
ch’Apollo la seguia qua giú per terra.

Ma io sarò sotterra in secca selva
e ’l giorno andrà pien di minute stelle
prima ch’a sí dolce alba arrivi il sole.

Parafrasi

(Scendere fino alla XXII)

http://petrarca.letteraturaoperaomnia.org/parafrasi/petrarca_parafrasi_canzoniere.html

Categorie:Libri, Poesie

Letture d’autunno

01/10/2020 7 commenti

“Io sono l’ombra d’un destin più truce del mio sembiante.
Pria che quel pianeta tramonti, il tenebror che meco ascende ravvolgerà d’una perpetua notte il vacante di re trono de’ Cieli”

I libri:

“Il trafficone” Francisco de Quevedo

“Messer Taddeo” Adam Mickiewicz

“Byron” Elizabeth Longford

“Il suicidio” Émile Durkheim

“Le etiopiche” Eliodoro

“Marcia fatale” Adam Zamoyski

Estratto da “Il ponte sulla Drina”Andrić

29/08/2020 7 commenti

“Durante quei venticinque anni in mezzo al XIX secolo, su Sarajevo si abbatté due volte la peste e una il colera.

In tali occasioni la kasaba si atteneva alle istruzioni che, secondo la tradizione, Maometto aveva lasciato ai suoi fedeli nell’eventualità di un’epidemia «Finché la malattia regna in un luogo, cercate di non andarci, perché potreste contrarla; e se invece siete voi a trovarvi nel luogo dell’epidemia non ne uscite, potreste contagiare gli altri »

Ma poiché gli uomini non seguono mai i precetti, nemmeno i più sani, nemmeno se indicati dall’inviato di Dio, a meno che siano costretti dalla «forza dell’autorità» queste, durante le epidemie, limitarono o sospendevano completamente la circolazione dei viaggiatori e della posta .

La vita sulla Kapija, allora, cambiava totalmente

Non si vedevano più gli abitanti di Visegrad, occupati o sfaccendati, preoccupati o spensierati, e sul sofà deserto ritornava, come durante le rivolte e le guerre, un posto di blocco con le guardie che fermavano i viaggiatori provenienti da Sarajevo e li costringevano, minacciandoli e brandendo fucili, a ritornare sui loro passi.

Prendevano la posta dai corrieri a cavallo ma con tutte le precauzioni del caso: sulla Kapija venivano accesi dei piccoli fuochi di «legna odorosa» che sprigionavano un gran fumo bianco.

I soldati afferravano ogni singola lettera con le pinze e la passavano attraverso il fumo .

Solo dopo essere state così «disinfettate» le lettere venivano inoltrate a destinazione.

Le merci invece venivano bloccate

La parte più pesante del lavoro però non riguardava la posta, ma le persone.

Arrivava qualcuno ogni giorno: viaggiatori, commercianti, corrieri, vagabondi.

All’entrata del ponte li attendeva un soldato che, già da lontano, faceva capire a gesti che non era possibile proseguire.

Il viaggiatore si fermava ma iniziava a trattare, giustificandosi e spiegandosi e spiegano il proprio caso.

Ognuno affermava che per lui era assolutamente necessario entrare in città e tentava di convincere il soldato di essere sano come un pesce e di non avere niente a che fare con il colera – non sia mai! – che imperversava da qualche parte verso Sarajevo.

Nel corso di quelle lunghe spiegazioni, piano piano i viaggiatori si avvicinavano alla metà del ponte, arrivando quasi sulla Kapija.

Là altri soldati intervenivano nelle trattative e poiché la discussione avveniva a distanza, sia pure ravvicinata, tutti sbraitavano e gesticolavano.

I soldati gridavano anche perché, mentre stavano di guardia sulla Karpija, passavano la giornata centellinando rakija e mangiando aglio; il loro incarico gliene dava il diritto, dato che si credeva che la rakija e l’aglio fossero efficaci contro il contagio, ed essi approfittavano abbondantemente di tale diritto.

Molti viaggiatori, allora, stanchi di pregare e di tentare di convincerli, se ne andavano via avviliti, senza aver concluso nulla. per la strada di Okolista.

Ma c’erano anche i testardi e gli attaccabrighe, che restavano sula Karpija ore, in attesa di un momento di debolezza o di distrazione dei controllori, o sperando in un’occasione insolita e fortunata.

Se era di turno il comandante delle guardie locali Salko Hedo, i viaggiatori non avevano alcuna possibilità.

Hedo era la personificazione della vera, sacrosanta autorità, che ignora il proprio interlocutore e si occupa di lui quel tanto che basta ad assegnargli il posto che gli compete in base alle regole e alle disposizioni vigenti.

Mentre svolgeva il suo lavoro, il comandante era cieco e sordo, e quando l’aveva terminato, rimaneva completamente in silenzio.

Invano il viaggiatore lo supplicava e adulava.

“Salih-Aga, io sono sano”

“Se sei sano, allora torna da dove sei venuto e preserva la tua salute.

Avanti, sparisci!”

Con Hedo non si discuteva, ma se di guardia c’erano i soldati più giovani, si poteva ancora sperare.

Quanto più il viaggiatore restava sul ponte, interpellandoli, gridando, discutendo ed esponendo i propri guai – i motivi che lo avevano spinto fin lì e tutte le altre peripezie della sua vita – tanto più i soldati sembrava vicino e familiare e tanto meno possibile che potesse avere il colera

Alla fine, una delle guardie si offriva di far giungere nella kasaba il suo messaggio alla persona indicata.

Era il primo passo verso il cedimento

Ma il viaggiatore sapeva bene che gli affari non si trattano attraverso i messaggi, e che i soldati per lo stato in cui erano – sempre sonnolenti e mezzi ubriachi per la loro cura di rakija – non sarebbero riusciti a ricordarsi nulla o avrebbero riferito in modo sbagliato quello che veniva detto loro

Per questo cercava di prolungare la conversazione , pregava, offriva qualche compenso, scongiurava in nome di Dio e della sua anima.

E andava avanti finché il soldato che lui aveva già individuato come il più cedevole non rimaneva solo sulla Kapija

Allora in qualche modo la faccenda si risolveva

Il soldato magnanimo si voltava verso il muro come per leggervi l’antica iscrizione, e metteva le mani dietro la schiena, il palmo della mano destra aperta

Il viaggiatore ostinato faceva allora scivolare nella mano il compenso pattuito, si guardava intorno e spariva verso l’altra metà del ponte perdendosi nella kasaba

Il soldato tornava al suo posto e si gettava sull’aglio innaffiandolo con la raijka

La conclusione dell’affare lo riempiva di una soddisfazione tranquilla e allegra e gli dava la forza per proteggere e difendere la kasaba dal colera

Ma le disgrazie non durano in eterno ( è quel che le accomuna alle gioie); passano, o almeno si trasformano, e cadono nell’oblio.

E la vita sulla kapija si rinnovava sempre a dispetto di tutto, e il ponte non mutava né con gli anni né con i secoli né con le svolte più dolorose nei rapporti umani

Tutto vi scivolava sopra come l’acqua tumultuosa che scorreva sotto le sue arcate lisce e perfette

Categorie:Libri

A spasso con il drone

20/08/2020 12 commenti

Quest’anno ferie dimezzate e pertanto niente mare 😥 mi è però rimasta la montagna 😊

Ho quindi testato, nel maggengo sopra il paesello, il piccolo Mavic Mini 😊

Sfortunatamente è tipo piovuto sempre, e non ho quindi avuto molto tempo utile, ma qualcosina son riuscito a fare 😊

Le foto dall’alto hanno un fascino tutto loro, sarà la disabituatine a quel tipo di vista? Chissà…

Video del rifugio

Estratto da “Gli ultimi giorni dell’umanità” Krauss

04/08/2020 4 commenti

L’ultima notte

Campo di battaglia. Crateri di bombe. Nuvole di fumo. Notte senza stelle. L’orizzonte è in fiamme. Cadaveri. Soldati morenti. Compaiono donne e uomini con maschere antigas

UN SOLDATO MORENTE (grida)

Oh capitano convoca la corte!

Non sarà per il Kaiser la mia morte!

Tu del Kaiser non sei che lo scherano

Da morto, più non saluto, capitano!

Quando sarò vicino al mio signore

sotto di me avrò l’imperatore,

e me ne riderò del suo comando!

Dov’è il paese? Là mio figlio sta giocando

Quando nel mio signore mi addormento

l’ultima posta avran del reggimento

E chiamava, chiamava senza fine!

Oh il mio amore, che non ha confine!

Capitano, sei forse impazzito

tu che in questo posto mi hai spedito

Dentro il fuoco mi s’è bruciato il cuore

Non muoio, no, per patria e imperatore

No, non mi mettere la cavezza!

Ecco, la morte io miei legami spezza!

E allora processate lei, la morte!

Io muoio, sì, ma non per la Corte!

MASCHERA ANTIGAS FEMMINILE (si avvicina)

Scorgo un uomo caduto per divino volere

Qui anche noi abbiam da compiere il nostro dovere

Questi son tempi cupi, di svaghi non è l’ora

L’abito non fa il monaco, ma nemmeno la suora

Fango dolore e morte non fa più differenza:

se non c’è il sesso, onore all’intera discendenza

MASCHERA ANTIGAS MASCHILE (le si mette di fronte)

Alla sembianza mia la tua fosse abituata!

Io non so chi tu sia o maschera aggraziata!

Giunti al colmo d’orrore, adempiendo il dovere,

non ci è dato conoscerci e nemmeno vedere

Sol la lotta, la Causa è per noi quel che vale

e Vendetta c’incalza col suo gas micidiale

Sono i fuochi dal cielo nel sangue temprati

E a questa Quadriglia noi andiam mascherati

Fuoco tambureggiante in lontananza

MASCHERA ANTIGAS FEMMINILE

Il volto e il sesso ci vieta il dovere

Ci è negato il diritto sesso e volto d’avere

Trascorsa la vita tra cadaveri e larve

d’arpe e corni un concerto questa notte m’apparve

LE DUE MASCHERE (sottobraccio)

Non abbiam diritto ad un sesso, ad un volto

il nostro dovere volto e sesso ci ha tolto

Le due maschere svaniscono

Categorie:Libri

Letture estive

22/07/2020 18 commenti

I libri:

“Il tulipano nero” Dumas

“Mansfield Park” Austen

“Storia di Maria Antonietta” Edmond e Jules De Goncourt

“Il ponte sulla Drina” Antic

“Gli ultimi giorni dell’umanità” Kraus

“Basil” Collins

“Il master di Ballantrae” Stevenson

L’ombra crepuscolare lontano ancor dimora,

Ma la sua presenza nell’anima mano a mano affiora

Letture di fine primavera

15/05/2020 11 commenti

 

I libri:

“I canti di Maldoror” Lautreamont 

“Anabasi di Alessandro” Arriano

“Bollettino di guerra ” Köppen 

“Viaggio in Italia” Goethe 

“Padri e figli” Turgenev 

“Quo vadis?” Sienkiewicz

“Raindrops” Eurielle

11/05/2020 9 commenti

Malinconicamente dolce, con la pioggia è perfetta  🙃

 

Categorie:Musica

Estratto da “Emilio” Rousseau

02/04/2020 10 commenti

“…Noi non sappiamo che cosa siano felicità o infelicità in senso assoluto.

Tutto è promiscuo in questa nostra vita, ove non è dato provare alcun sentimento completamente puro, non è dato restare per due momenti di seguito nello stesso stato,  ché gli stati d’animo, come le modificazioni del corpo, fluiscono senza sosta.

Il bene e il male sono comuni a tutti, ma in diversa misura.

Il più felice è colui che meno patisce; il più misero è colui che gioisce di meno.

Ma sempre i patimenti sopravanzano le gioie: ecco la differenza a tutti comune.

La felicità dell’uomo quaggiù è soltanto uno stato negativo, determinato dalla minore quantità dei mali sofferti.

Ogni sentimento di pena è inseparabile dal desiderio di liberarsene; ogni idea di piacere è inseparabile dal desiderio di goderne; ma il desiderio presuppone sempre una privazione e tutte le privazioni che si avvertono sono penose.

È dunque nella sproporzioni tra desideri e facoltà di soddisfarli che risiede la nostra miseria.

Un essere sensibile, che avesse facoltà pari ai desideri, sarebbe assolutamente felice.

In che cosa consiste la saggezza umana, ossia la strada della vera felicità? Non certo nel diminuire i nostri desideri, poiché, se fossero inferiori a ciò che possiamo, una parte delle nostre facoltà resterebbe inattiva e non godremmo di tutto il nostro essere.

Ma neppure consiste nell’ampliare le nostre facoltà,  ché se i nostri desideri crescessero contemporaneamente in maggior misura, saremo senza dubbio più infelici.

Occorre invece diminuire l’eccesso dei desideri rispetto alle facoltà e ridurre a perfetta eguaglianza il potere e la volontà.

Soltanto allora, trovandosi tutte le forze in azione, sarà assicurata la pace dell’anima e l’uomo si sentirà in armonia

Così dunque la natura, che opera tutto per il meglio, ha cominciato col costruire l’uomo.

Dapprima essa non gli dà che i desideri necessari alla sua conservazione e le facoltà sufficienti a soddisfarli.

Le altre facoltà le ha lasciate, per così dire, di riserva in fondo al suo animo, perché vi si sviluppino quando sarà necessario.

Solo in questo stato iniziale si trova equilibrio tra potere e desiderio e l’uomo non è infelice.

Ma non appena le sue facoltà potenziali cominciano ad operare, l’immaginazione, che è la più attiva di tutte, si sveglia e sopravanza le altre.

È questa facoltà si estende per noi la misura delle cose possibili, sia in bene che in male, e per conseguenza eccita ed alimenta i desideri  con la speranza di soddisfarli.

Ma l’oggetto che pareva dapprima a portata di mano,  fugge più rapido della nostra brama e, quando lo crediamo raggiunto,  si trasforma e riappare lontano da noi.

Incuranti di riguardare lo spazio percorso, non ne facciamo alcun conto; e quello ancora da percorrere s’accresce, si dilata senza posa.

Così esauriamo le forze senza arrivare alla meta e più ci apprestiamo al godimento, più la felicità si allontana da noi.

Al contrario, quanto meno l’uomo si è discostato dalla condizione naturale, tanto minore è in lui il divario tra facoltà e desideri e tanto meno, per conseguenza, egli è lontano dall’esser felice.

Mai è meno misero di quanto appare sprovvisto di tutto, poiché la miseria non consiste nella privazione delle cose, ma dall’avvertirne il bisogno… ”

Categorie:Libri

Letture primaverili

21/03/2020 9 commenti

“La bomba che esplode ci ricorda

Di nuovo la morte,

Ma la primavera è più forte

Ed è con noi…”

 

I libri :

“I Cenci” Shelley

“Emilio” Rousseau

“Vita” Cellini

“Wann Chlore Jane la pallida” Balzac

“I Viceré” De Roberto

“Autunno nel medioevo” Huizinga

“Quarta Crociata. Venezia, Bisanzio, Impero Latino.”  Ortalli, Ravegnani, Schreiner

Estratto da “Prometeo liberato” Shelley

02/03/2020 4 commenti

ATTO SECONDO

 

Scena I

È il mattino.

Appare un’amena valle nel Caucaso Indiano

Asia è sola

 

ASIA

Con li aquiloni sei dal ciel tu scesa!

Come uno spirito, sì, come un pensiero, che su impietrito ciglio inconsuete lacrime addensa, e un desolato cuore, a cui il dolce riposo esser dovrebbe, di più frequenti palpiti ricerca!

Tal sei discesa, e t’han cullata i Nembi.

Ed or ti dèsti, Primavera, o figlia de’ molti Vènti!

D’improvviso vieni, come d’un sogno vine la ricordanza, mesto, perché già fu troppo soave; simile a un Genio, simile a la Gioja che sorge come da la terra e veste di nubi d’oro una deserta vita!

 

La stagione, il giorno, il punto è questo.

Giunger con l’aurora e tu dovresti, o mia dolce Sorella.

O desiata troppo a lungo e troppo a lungo attesa, vieni!

Ah come vermi di morte torpon li attimi senz’ali!

 

La punta d’una bianca stella vibra ancor profonda nel mattin di croco che si dilata oltre i pupurei monti.

Traverso veli di vapor che il vento lacera, bujo la rispecchia il lago.

Dilegua!

Ed ecco che rifulge ancora,  come muor l’onda nel perlato cielo si diviluppan le fiammanti fila de la intessuta nuvola.

È sommersa ora!

E là, su que’ culmini, di neve simile a nube incoronati, il roseo raggio del sole tremola!

Non odo musiche eolie da le verdi come il mar sue penne, ventilabro al lume del vermiglio mattino?

(Giunge Pantea)

Io sento, io vedoli occhi che d’un sorriso ardon languente in lacrime, sì come astri che un poco offuschi umido vel d’argentee brine.

O diletta e bellissima, che l’ombra di quell’anima rechi ond’io respiro, come sei lenta!

Il disco aureo del sole dai flutti emerse, ed era il cuor mio grave già di speranza pria che l’aer-senza-orme sentisse le tardive piume !

 

Categorie:Libri, Poesie

Estratto da “I 900” giorni” Salisbury

04/02/2020 7 commenti

Sul cancello di ferro del palazzo Sceremetjev in riva alla Fontanka, dove abitava Anna Achamatova, si leggeva, iscritto su un antico blasone, il motto “Deus conservat omnia”

La finestra dell’Achmatova dava sul cortile del palazzo, vigilato da un grande acero i cui rami giungevano sino a lei, frusciando nervosamente durante i lunghi inverni e stormendo gentilmente nel crepuscolo morbido delle notti bianche.

Ora, le foglie scarlatte e dorate dell’acero erano cadute, tappezzando il terreno di colori pastello che un po’ alla volta trasformavano in fango per le piogge autunnali.

Ora, pareva, ad Anna Achmatova, che i neri rami spogli dell’acero si tendessero a lei con più urgenza, chiamandola, dicendole di restare, restare a Pietroburgo.

Anna Achmatova era la regina della poesia russa.

Era, forse, la regina di Leningrado.

Certo, nessun altro aveva un parte maggiore della città nella propria vita, nel proprio sangue, nella propria esperienza: le paure. le speranze, le tragedie, il genio di Leningrado.

Anna non era nativa di Pietroburgo; ma i genitori l’avevano portata nella capitale del Nord, ai bei giradini di Tzarskoje Selo (Puskin), quand’era bambina.

I suoi primi ricordi erano quelli  di “la verde, umida magnificenza dei parchi, i prati dove la mia bambinaia mi portava a passeggio, all’ippodromo dove galoppavano cavallini pezzati , la vecchia stazione ferroviaria”

A Leningrado crebbe, respirando l’aria dei poeti di Puskin, di lermontov, di Derzhavin, di Nekrasov, di Shelley.

La principessa, la futura regina nessun’altra pazzerella, al pari di lei, nessun’altra così allegra, così femminile, così appassionata, così lirica, così romantica, così entusiasta, così scervellata, così russa insomma.

Prima di compiere i cinque anni, parlava il francese.

Frequentò una scuola femminile, studiò legge, studiò letteratura, corse a Parigi, s’innamorò di Modigliani (non sapeva che era un genio, ma sapeva che aveva “una testa da Antonioe occhi che lampeggiavano d’oro”)

Assistette al trionfo parigino del Balletto Imperiale di Diachilev.

Visitò Venezia, Roma, Firenze.

Sposò un poeta, l’amore degli anni di scuola a Tzarskoje Selo, Nikolaj Gumilev, un uomo bruno, brillante, difficile.

Assieme a lui fondo una nuova scuola di poesia, un movimento neoclassico che chiamarono Acmeismo,

Tutto era possibile, e tutto fu sperimentato  la sua vita fu un poema di immagini riflesse in uno specchio, di slitte galoppanti nella neve candida, di calde sere estive nei parchi fronzuti, di salotti, di viali di Parigi, di stelle d’oro.

D’amore.

Di tragedia.

Erano, lo comprese più tardi, i luminosi giorni spensierati, l’ora che precede l’alba.

Non sapeva che ben presto l’ombra avrebbe sfiorato la sua finestra, terrificante, in agguato dietro i lampioni, trasformando l’oro in spregevole ottone.

Ma la mano della tragedia soffocò presto la sua vita.

Anna vide incombere su Pietrogrado durante la guerra  del Kaiser e dello Zar.

Vide la “nube nera sulla Russia in lutto”

Vide la sua Pietroburgo trasformata da una Venezia del Nord in una “granitica città di gloria e sventura”

Alla fine della Prima guerra mondiale, Gumilev le insegnò l’angoscia e chiese il divorzio.

La tragedia si acuì quando nel 1921 affrontò un plotone d’esecuzione bolscevico e fu fucilato come cospiratore bianco.

Gli anni dorati di Tzarskoje Selo erano finiti.

Ora venivano gli anni di ferro e dei molini della Rivoluzione, che macinarono con sempre maggiore violenza finché non calò su di lei il terrore della polizia di Stalin e non spazzò via suo figlio, Lev.

Per diciassette mesi, Anna fece la coda con altre donne davanti alle prigioni di Leningrado, in attesa di una parola sulla sorte del figlio, portandogli da mangiare, portandogli pacchi.

Una volta, una donna in fila dietro di lei, una donna dalle labbra bluastre per il freddo e la paura, le domandò “E questo… potete scrivere di questo?”

“Sì” rispose Anna Achmatova “posso”

La donna ebbe uno strano misterioso sorriso.

Anna Achmatova riuscì, alla fine, a scrivere di quei giorni:

 

Vorrei vederti ora, fanciulla così gonfia di risa?

La beniamina degli amici

L’allegra peccatrice di Tzarskoje Selo?

Vorresti vedere che ne è stato della tua vita?

In fondo a una coda di trecento persone,

Te ne stai davanti alla prigione di Krestij,

E le tue lacrime cocenti bucano il ghiaccio di Capodanno 

 

Nel frattempo, suo figlio era stato mandato in esilio, dove sarebbe rimasto fino alla morte di Stalin, nel 1953.

In quel settembre 1941, la vita di Anna Achmatova andava prendendo un altra piega.

Lasciava Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado.

Settembre volgeva al termine e lei doveva andarsene, ordine del Partito.

L’aereo, uno dei pochi, attendeva.

Già s’era trasferita dal palazzo sulla Fontanka nell’edificio numero 9 di Gribojedov, dove alloggiavano tanti scrittori.

Pavel Luknitzkij fece una capatina a salutarla.

La trovò malata e debole.

Anna uscì dalla buia guardiola del portinaio indossando un pesante giaccone e si sedettero a chiacchierare su una panchina.

Anna Achmatova gli raccontò di come fosse rimasta seduta su una trincea davanti al Palazzo Sceremetjev durante un’incursione aerea.

Stringeva tra braccia un ragazzino, quando aveva udito l’ “urlo del drago” delle bombe e poi un “tremendo frastuono, uno schianto e un crollo”

Tre volte le pareti della trincea avevano tremato e poi era tornata la calma.

Com’era giusto, disse,  che negli antichi miti la terra fosse sempre la madre, sempre indistruttibile.

Soltanto la terra poteva infischiarsene del terrore del bombardamento.

La prima delle bombe cadde due passi più in là, sull’ex istituto di Caterina, ora adattato a ospedale.

Non esplose.

Ma due altre esplosero nei Giardini di Sceremetjev, una all’incrocio di Via Zukovskij e Via Liteinij e una dove abitava lo scrittore Nikolaj Ciukovskij.

Per fortuna lui era al fronte.

Anna Achmatova confessò che le esplosioni l’avevano lasciata debole e affranta.

Un senso di terrore la coglieva, se guardava le donne e i bambini che aspettvano stancamente nel rifugio antiaereo, durante le incursioni – terrore per ciò che poteva accadere loro, per ciò che il destino aveva in serbo.

Il terrore per i bambini di Leningrado non l’abbandonò.

Dall’oasi del deserto di Tashkent, nella quale era stata sfollata ai primi di ottobre, scrisse in memoria di Valija Smirnov, un ragazzino che forse aveva tenuto tra le braccia, un ragazzino che era stato ucciso da una bomba tedesca.

 

Bussa alla mia porta col piccolo pungo e ti aprirò…

Non ti ho udito piangere

Portami un ramoscello di acero 

O semplicemente una manciata d’erba

Come hai fatto la scorsa primavera

E portami una manata di fredda, pura acqua della Neva

E io laverò le tracce di sangue

Dalla tua piccola testa dorata…

 

Deus conservat omnia…

 

 

Categorie:Libri

Letture invernali

22/01/2020 14 commenti

La coperta in pile che si vede è un omaggio di Ibs  (è quella di Cyrano de Bergerac) 

Il sacco dell’immondizia che si intravede, e che non doveva intravedersi, è mio 😅 mi son accorto solo dopo della sua presenza, e l’ozio che si annida in me mi ha impedito di tornar fuori a rifarla 🤣

I libri:

“Inferno” Dante

“Il caso Crump” Lewisohn

“Gita al faro” Wolf

“François le Champi” Sand

“Ascanio” Dumas

“I 900 giorni” Salisbury 

“Jane Eyre” Charlotte Brontë

 

“Colascionata Prima” Vittorio Alfieri

Le vicende d’amor strane, ed amare

colla cetra m’appresto a cantare,

non vi spiacciale udir dal labro mio

che sincero dirolle affé d’Iddio.

Voi le provaste tutti, o le sentite,

onde se v’ingannassi, mi smentite

Sventurato è colui ch’ama davvero:

sol felice in amor è il menzognero

Ingannato è colui che non inganna,

e le frodi donnesche ei si tracanna

Amor non è che un fanciullesco giuoco,

chi l’apprezza di più, quant’è da poco!

Eppur, miseri noi, la quiete, e pace

c’invola spesso il traditor rapace

Prina che d’amar, paiono dolci i lacci,

così creder ti fan con finti abbracci.

Cresce dappoi delle catene il peso

a misura che il sciocco resta accesco

E quando egli è ben innamorato

che dura è la catena ha già scordato:

o se la sente ancor, la scuote invano,

ch’allacciata le vien da accorta mano

L’innamorato stolto, un uom si crede

e ch’un uom non è più già non si avvede

Delirando sen va sera , e mattina

e da lui la raggion fugge tapina

Ogni giorno scemando il suo cervello,

già non discerne più, né il buon, né il bello

va gli amici fuggendo , e ancor se stesso

fugge, per non sentir l’errore commesso

Né l’ardisce emendar, piange, sospira

contro il perfido amor, stolto, si adira

La donna, ch’altro vuol ch’aspri lamenti

con rimproveri accresce i rei tormenti:

e nel fiero contrasto ognor più sciocco

l’innamorato sta, come un allocco

Legge in viso ad ognun la sua sentenza

e si rode il suo fren con gran pazienza

la pazienza, virtù denominata

ma specialmente all’asino accordata

L’innamorato almen sembrasse in tutto

al lascivo animal, immondo, e brutto

Spesso lo muove poi fredda pazzia,

quella nera passion di gelosia.

Non sarebbe geloso, o il fora invano,

se palpasse la fronte con la mano.

Anime de’ mariti a me insegnate

per non esser gelose , eh come fate?

Ho capito, di già stufi ne siete,

né sempre invan recalcitrar volete.

Il coniugale amor vien presto a noja,

e nel letto sponsal forza è che muoja

e stuffiarsi pur denno anco gli amanti

di gettare per donna all’aure i pianti .

In somma:

L’innamorato fa trista figura,

quando di farla buona ei s’assicura.

Ognun ride di lui, e n’ha ragione ,

l’innamorato sempre è un gran beccone.

Io finisco col dirvi, amici cari

voi ch’inghiottite ancor bocconi sì amari,

di spicciarvi al più presto che possiate

delle donne che vosco strascinate .

Io già rider vi ho fatto, e rido adesso

delle donne, di voi, e di me stesso

Categorie:Libri, Poesie

I mattoni letterari

04/01/2020 4 commenti

Sono quei libri che incutono timore in buona parte dei lettori e che meravigliano i non lettori  “io neanche in un anno lo leggerei…” è frase, ahimè,  oramai nota

Tutto questo porta a creare  intorno a chi legge tali tomi una sorta di aura magica; l’ego degli “eletti” si libra grazie ad essa, ma lassù la solitudine ben presto si fa largo perché non sempre la protervia riesce nell’intento di tenerla a bada

 

Ma cosa “spaventa” dei mattoni?🤔

Lunghezza, pesantezza, scomodità… che altro? boh 😅

La lunghezza in verità è un pregio; se un libro ti piace vuoi che duri il più possibile, se non ti piace anche 200 pagine diventano un’eternità

La pesantezza non è data dal numero di pagine ma dall’argomento e da come è scritto il libro

La scomodità, visto che portali in giro non è semplice 😁 è in effetti presente,  ma i “lettori eretici” risolvono con gli ebook reader

 

Oltre a ciò i mattoni hanno dei pregi che sono incontrovertibili:

Non tutti i libri lunghi son capolavori, ma è innegabile che alcuni dei più grandi abbiano una durata considerevole

Più è lungo il libro più per l’autore c’è spazio per sviluppare storie e delineare personaggi e questo porta a una maggiore profondità generale

Rapporto qualità prezzo  vantaggioso: 😁 i libri non vengono venduti a peso e, di conseguenza, un libro da 900 avrà un prezzo non molto dissimile da uno da 300

Quindi in un tempo di lettura paragonabile leggerete lo stesso numero di pagine spendendo circa un terzo

Quindi perché non leggerli?

Non v’è motivo no?

Ecco quindi qualche consiglio super sintetico basato su alcuni libri che dimorano nella mia biblioteca 🙃

Sono circa 1,20 metri di libri 😁

 

Balzac

I libri della commedia umana di Balzac non son  mai troppo lunghi, ma un paio medio lunghi ci son:

“Le illusioni perdute ” e il suo seguito “Splendori e miserie delle cortigiane”

Scorrevolezza  3,5 – 4 su 5

Balzac a volte eccede nelle descrizioni di ambienti e personaggi, se la cosa vi infastidisce oltremisura togliete un punto

Consiglio: iniziate con “padre Goriot” per darvi un idea dello stile balzachiano

 

Wilkie Collins

Tre bei gialli da leggere 😊

“La donna in bianco”

“Armadale”

“Senza nome”

Scorrevolezza 4 -4,5 su 5 Collins ha uno stile che tiene incollato li lettore  😊 certo il genere aiuta, ma bisogna saperli scrivere i gialli  😅

Consiglio: Dovendone scegliere uno “La donna in bianco”

 

Dostoevskij

Abbiamo solo un librone

“I fratelli Karamazov”

Scorrevolezza 3 su 5

Questo è un mattone, mattone  😅

Consiglio: Leggete il resto prima 😅 da “le notti bianche” a “umiliati ed offesi” passando per “delitto e castigo” e tutti gli altri…

Una volta che vi sarete appassionati a Dostoevskij vi potrete dedicare al suo mattone

 

Dumas

Qui troviamo dei bei libroni 😁

“Il conte di Montecristo ”

“La Sanfelice”

e altri che non ho letto

Scorrevolezza 5 su 5

Togliete un punto se proprio odiate i romanzi storici

Consiglio: “La Sanfelice” è maestoso 😊 ma 1700 e rotte pagine possono spaventare i neofiti dei mattoni, non è una cattiva idea iniziare con “la regina Margot”

Una volta che l’avrete finito in un terzo del tempo che pensavate servisse vi lancerete a volo d’angelo sugli altri libri di Dumas

 

George Eliot

Tre libri di una  grande scrittrice 😊 un po’, ahimè, sottovalutata

“Daniel Deronda”

“Adam Bede”

“I Middlemarch”

Scorrevolezza 3-4 su 5 L’autrice presta grande attenzione sulla psicologia dei personaggi, questo porta ad appesantire il tutto, ma per me è un pregio 😊 se lo considerate difetto togliete un punto

Consiglio: Inizierei da uno che ho dimenticato di inserire in foto 😅  “il mulino sulla Floss” degli altri tre “Middlemarch” è il più famoso, ma è quello che mi ha convinto meno e in cui, forse anche per quello,  ho faticato di più

 

Goethe

Qui abbiamo un bel poema epico 😊

“Faust”

Scorrevolezza 3-3,5 su 5 se odiate il genere togliete il canonico punto

Consiglio: potrei segnalare “i dolori del giovane Werther” o “ le affinità elettive” ma non vi sarebbero d’aiuto per il Faust…

Quindi: armatevi di pazienza, leggete il Faust, e non rompete le scatole 🤣

 

Grossman

Un solo tomo, il libro è ambientato nella seconda guerra mondiale e incentrato sulla battaglia di Stalingrado

“Vita e destino”

 Scorrevolezza 4,5 su 5 Vi potreste perdere un po’ tra i numerosi nomi, cognomi e patronimici russi e nell’intreccio delle varie storie, ma per il resto il libro scorre come il Volga

 Consiglio Ho solo questo di Grossman 😅

 

Hugo

Un solo libro anche qui, ma basta e avanza 😊

“I miserabili”

Scorrevolezza: 4 su 5 la storia in se sarebbe 5 su 5 ma le digressioni lunghe e cadenzate tendono a spezzare il ritmo

In linea teorica si potrebbero saltare a piè pari, ma sarebbe un peccato; alcune di esse, come la battaglia di Mont Saint Jean, son fantastiche 😊

Consiglio: “I lavoratori del mare” e “L’uomo che ride” son più corti ma più ostici

Il più semplice è “il 93” ma è un po’ atipico per lo stile di Hugo

Resta  il buon “Notre Dame de Paris” se proprio volete qualcosa di più corto per saggiare Hugo

 

Proust

Uno anche qui 🙃 anche se in realtà son, seppur collegati,  sette libri

“Alla ricerca del tempo perduto”

Scorrevolezza 2,5- 3 su 5 È un capolavoro ma leggerlo è un impresa 😅

Consiglio Invece che la raccolta che incute,vista la mole, timore 😅 andate di libri separati partendo dal primo “Dalla parte di Swann” e poi valutate se proseguire l’impresa 😅

 

Rousseau

Due libri del filosofo svizzero

“Le confessioni”

“Giulia o la nuova Eloisa”

Scorrevolezza 3-3,5 su 5 “Giulia…” è un saggio sull’amore e dintorni travestito da romanzo epistolare, prolisso all’inverosimile 😅 se non siete romantici togliete un punto e mezzo, se lo siete forse arriverete alla fine  😅

Consiglio Le confessioni, se vi piacciono le autobiografie, è meno impegnativo di Giulia…

 

Solzenicyn 

Un solo libro, è un mastodontico saggio di inchiesta sui Gulag

“Arcipelago Gulag”

Scorrevolezza 3,5-4 su 5 Impegnativo, ma visto l’argomento trattato e la lunghezza non indifferente resta più che fruibile

Consiglio Leggetelo, e una volta finito perderete, per un breve tempo almeno, il diritto ad esser tristi

 

Tolstoj 

Due libri famosissimi 🙃

“Anna Karenina”

“Guerra e Pace”

Scorrevolezza 3,5-4 su 5 Hanno la nomea di mattoni, mattoni ma in verità non son così ostici 🙃 Tolstoj, però, tende a usare saltuariamente il francese, se non lo conoscete, e beccate un edizione che non mette la traduzione, potreste trovare la cosa fastidiosa e/o ostica

Consiglio Tra i due preferisco “Guerra e Pace” un alternativa più contenuta, se prima volete sondare,  può essere trovata in “Resurrezione”

 

Zola

Come per la “commedia umana“ di Balzac i libri della saga dei “Rougon Macquart“ non son mai troppo lunghi

L’unico libro, di quelli che ho,  un po’ corposo arriva fuori dal ciclo familiare succitato

“Roma” (da non confondere con “il mio viaggio a Roma” dello stesso autore, non fate i furbi visto che è di sole 160 pagine 🤣 )

Scorrevolezza 3,5-4 su 5 L’occasione per girare la Roma di fine ‘800 è imperdibile 😊 a tratti è un filo prolisso, ma niente di così fastidioso

Consiglio Se volete saggiare Zola “Therese Raquin” oppure un libro della saga familiare  “Assomoir / Ammazzatoio” o “Germinal / Germinale”

 

Per concludere citerò il buon Dumas con un estratto che ben si presta all’argomento 😊

Se non vi ho convinto io ci penserà lui a farlo 😁

 

La Sanfelice capitolo XXXVII pagina 404 di 1754

“I nostri lettori devono osservare con quanta cura li conduciamo attraverso un paese e dei personaggi a loro sconosciuti, allo scopo di assicurare al nostro racconto la compattezza dell’insieme e al tempo stesso la varietà dei particolari.

In questo intento, siamo naturalmente caduti in qualche lungaggine che non si ripeterà più, dal momento che, a parte pochissimi altri che incontreremo strada facendo, tutti i nostri personaggi sono ormai entrati in scena e, per quanto possibile, hanno manifestato nei fatti il loro carattere.

D’altronde, a parer nostro, la lunghezza o la brevità di un argomento non son certo misurabili materialmente: o l’opera è interessante e, foss’anche in venti volumi, al pubblico sembrerà breve; oppure è noiosa e, fosse di dieci pagine soltanto, il lettore la metterà da parte prima di averne terminato la lettura.

Quanto a noi, sono stati i nostri libri più voluminosi – ossia quelli in cui abbiamo sviluppato i vari caratteri e introdotto una serie interminabile di eventi – ad avere maggior successo e a venire letti più avidamente ”

 

 

Categorie:Farneticazioni, Libri

Letture Natalizie

21/12/2019 2 commenti

 

Non si vede una mazza 😅  quindi andiamo un po’ più  vicino 😁

 

 

Da sinistra a destra:

“Vita” Vittorio Alfieri

“La guerra gallica” Giulio Cesare

“I Cosacchi” Lev Tolstòj

“Alla casa del gatto che gioca a palla” Honoré de Balzac

“Il principe” Niccolò Macchiavelli

“Viaggio da Pietroburgo a Mosca” Aleksander Radiščev

“Canzoniere” Francesco Petrarca

Summoning of the Muse – Dead Can Dance

15/12/2019 14 commenti

Ipnotica 😊

Vediamo se funziona il richiamo 😁

 

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Estratto da “Leonardo. La rinascita degli Dei” II Dimitrij Sergeevic Merezkovskij

11/12/2019 10 commenti

Dietro suor Camilla entrò colei che tutti aspettavano.

Sulla trentina, vestita di un semplice abito scuro, il capo avvolto in un cupo velo trasparente che le scendeva fino a metà fronte.

Era monna Lisa del Giocondo

Beltraffio sapeva che apparteneva a un’antica famiglia napoletana; era figlia di Antonio Maria Gherardino, ricchissimo signore che era stato rovinato al tempo dall’invasione francese del 1495, e sposa del cittadino fiorentino Francesco del Giocondo […] Si diceva che lei non lo avesse sposato per amore ma soltanto in ossequio alla volontà paterna e che il suo primo fidanzato avesse volontariamente cercato la morte sul campo di battaglia.

Si diceva anche che avesse molti ostinati e ardenti  ammiratori, ma che li lasciasse tutti senza speranza.

Del resto neppure le lingue più velenose – di cui Firenze non difettava certo – trovavano qualcosa da insinuare su monna Gioconda.

Tranquilla, modesta, devota, caritatevole con la povera gente, era anche un ottima padrona di casa, sposa fedele e, più che buona matrigna, affettuosissima madre per la dodicenne figliastra Dianora […] Monna Lisa non era una di quelle donne che allora si usava chiamare “dotte eroine”

Non faceva mai sfoggio di erudizione, e soltanto per caso Leonardo era venuto a sapere che leggeva correttamente il latino e il greco.

Il suo contegno e il suo eloquio erano così semplici che molti le attribuivano scarsa intelligenza.

In verità Leonardo era convinto che Lisa possedesse qualcosa di più profondo dell’intelligenza, e più precisamente dell’intelligenza femminile, una specie di saggezza profetica.

Lei sapeva dire parole che la avvicinavano di colpo a lui con un senso di intimità così completa come mai gli era accaduto con altri: era l’unica, l’eterna sua compagna e sorella

In quei momenti in cui avvertiva la bellezza della donna, Leonardo sentiva sorgere in sé l’;improvviso desiderio di varcare i confini che separano la contemplazione della vita; ma subito comprimeva quel desiderio e, ogni volta che uccideva così il fascino femminile di monna Lisa, la bellezza spirituale di lei, sulla tela del ritratto, si faceva tutta viva, tutta reale.

Gli sembrava che lei lo sapesse e si assoggettasse, lo aiutasse anzi offrendo se stessa in sacrificio alla proprio irrealtà, che gli abbandonasse lieta tutta l’anima sua. […] Non gli inviava forse ora il destino, sulle soglie della vecchiaia, a illuminare quella tenebra tombale che avvolgeva la sua solitudine, un’anima viva, un’anima sorella? e lui l’avrebbe respinta, rinnegata ancora come già tante volte aveva fatto per risparmiare la propria vita per la contemplazione? avrebbe di nuovo sacrificato il vicino per il lontano, il reale per l’irreale, per un sogno, sia pure supremamente bello? quale Gioconda avrebbe prescelto, la mortale o l’immortale? Sapeva benissimo che scegliendo l’una avrebbe perduto l’altra, ed entrambe gli erano ugualmente care; e sapeva che il momento della scelta era giunto, che non era possibile indugiare oltre e prolungare quel supplizio.

Ma la sua volontà era impotente

Non sapeva, non poteva decidere quale fosse il partito migliore: uccidere la donna mortale per l’immortale, o viceversa? quella che esisteva in realtà , o quella fissata su tela? […] L’indomani monna Lisa alla solita ora giunse allo studio di Leonardo.

Per la prima volta veniva sola, senza la consueta accompagnatrice suor Camilla.

Sapeva che quello era il loro ultimo incontro

Era un giorno assolato, di una luminosità abbagliante,.

Leonardo tese il velario di tela, e il cortile dalle pareti nere si immerse in una morbida luce crepuscolare, in quella penombra diafana, quasi subacquea, che tanto accresceva la grazia del volto di monna Lisa.

Lui lavorava in silenzio, assorto, perfettamente calmo, dimentico dei pensieri della vigilia sull’imminente separazione e sull’inevitabile scelta, come se per lui né passato né futuro esistessero, e il tempo si fosse fermato e lei dovesse restare in eterno seduta là, davanti a lui, con quel suo dolce enigmatico sorriso.

Così, quel che non poteva raggiungere nella vita Leonardo lo raggiungeva nella contemplazione, fondendo con armonia due immagini in una: la reale e il suo riflesso, la mortale e l’immortale.

E questo gli dava la gioia di una grande liberazione.

Ora non provava più pena per lei, non la temeva più.

Sapeva che lei gli sarebbe stata sottomessa fino al limite estremo, che tutto avrebbe accettato, tutto sopportato, che avrebbe anche saputo morire senza ribellarsi.

A tratti la guardava con la stessa curiosità con cui un tempo guardava i condannati accompagnandoli al patibolo per cogliere sui loro volti l’espressione dell’ultimo terrore, dell’ultima sofferenza.

D’un tratto gli parve che l’ombra di un pensiero vivo, non suggeritole da lui e quindi inutile, appannasse il volto di monna Lisa, come la traccia di un alito umano su uno specchio.

Per strapparla a quel pensiero estraneo e ricondurla al suo ambito consueto, da visione irreale, cancellando quell’ombra viva, umana, comincio a narrarle con voce solenne, come un mago che pronuncia le sue formule magiche, una di quelle sue misteriose favole, simili a indovinelli, che di tanto in tanto scriveva nel suo diario:

 

E incapace di resistere al mio desiderio di vedere la gran quantità di varie e strane forme create dall’arte della natura, dopo avere lungamente errato tra le scogliere giunsi all’entrata di una grande caverna, dinanzi alla quale mi fermai sorpreso e incerto, curvando il dorso, con la stanca mano sinistra abbandonata sul ginocchio e con la destra facendomi schermo agli occhi per avvezzarli all’oscurità

E piegandomi spesso per vedere se nell’interno si distingueva qualcosa, senza poter scorgere nulla data la grande tenebra, due sentimenti si destarono in me: paura dell’antro oscuro e minaccioso, desiderio di vedere se là dentro vi fosse qualche miracolo segreto…

 

 

Tacque, ma sul volto di lei l’ombra estranea non era affatto scomparsa.

“E quale dei due sentimenti ha vinto?” chiese monna Lisa

“Il desiderio”

“E avete scoperto il segreto della caverna?”

“Ho scoperto quello che era umanamente possibile scoprire”

“E lo rivelerete agli uomini?”

“Non tutto può essere detto, madonna, né io del resto saprei farlo. Ma vorrei infondere loro tale forza di desiderio che li rendesse in grado di vincere la paura”

“E se solo il desiderio non bastasse, messer Leonardo?” chiese lei, con uno strano lampo nello sguardo “se occorresse qualche altra cosa, qualcosa di più grande e sublime per penetrare nei segreti più nascosti e forse più meravigliosi della caverna?” E lo guardò negli occhi con un sorriso che lui non le aveva mai visto.

“E che altro potrebbe occorrere?” chiese Leonardo

Lei non rispose.

In quel momento un sottile, crudo e accecante raggio di sole penetrò nello studio attraverso l’interstizio di due steli.

Il crepuscolo subacqueo si accese.

E sul volto di lei tutta l’armonia delle morbide ombre chiare, di quelle “luci oscure” che facevano pensare a una musica lontana, fu spezzata

“Partite domani?” chiese Gioconda

“No, questa sera stessa”

“Partirò presto anch’io… ” mormorò lei

Lui la guardò intensamente, volle aggiungere qualcosa ma tacque; capì che lei partiva per non restare senza di lui a Firenze

“Messer Francesco” proseguì monna Lisa “ deve recarsi in Calabria per certi suoi affari, e vi si tratterà circa tre mesi, fino all’autunno. L’ho pregato di condurmi con lui”

Leonardo volse il capo da un’altra parte, indispettito, le sopracciglia aggrottate, e si mise a osservare quel crudo, insidioso raggio di sole rivelatore.

Gli zampilli della fontana, fino ad allora pallidi e senza vita, toccati da quel vivido raggio si erano vestiti all’improvviso di tutti i colori dell’iride, così vari e contrastanti, i colori della vita.

E d’un tratto Leonardo sentì che pure lui tornava alla vita, debole pietoso.

“Non è nulla” disse monna Lisa “Chiudete meglio il velario. Non è ancora tardi. E poi son tutt’altro che stanca”

“No, non importa. Basta” rispose il maestro gettando lontano il pennello.

“Ma non lo finirete dunque mai, questo mio ritratto!”

“Perché?” ribatte lui in fretta, come spaurito “Non verrete più da me, quando sarete di ritorno a Firenze?”

“Verrò, messer Leonardo. Ma in tre mesi potrei anche cambiare, potrei sembrarvi un’altra, potreste anche non riconoscermi più… Mi avete sempre detto che i volti umani, in particolare quelli delle donne, cambiano rapidamente…”

“Oh, come vorrei terminarlo!” disse Leonardo lentamente, come parlando a se stesso “Non so se potrò riuscirci. Ci sono momenti in cui mi sembra impossibile arrivare al punto in cui vorrei arrivare…”

“Impossibile?” ripeté monna Lisa meravigliata “Ho infatti sentito dire che proprio perché cercate l’impossibile non completate mai le vostre opere!”

In quelle parole lui avverti un timido e infinitamente mite rimprovero

“Ecco il momento” pensò; e si sentì sopraffatto dallo sgomento.

Gioconda si alzò e con la sua consueta semplicità disse “Devo andare. Arrivederci messer Leonardo, e buon viaggio”

Leonardo alzò gli occhi su di lei, e di nuovo gli parve di leggervi un ultimo, disperato, supplice rimprovero

Si rendeva perfettamente conto che quel fuggevole istante sarebbe stato per entrambi eterno e irrevocabile come la morte, sapeva che non poteva tacere

Ma più tendeva la propria volontà nello sforzo di trovare la soluzione e la parola definitiva, più si rendeva conto della propria impotenza e dell’invalicabile abisso che si stava scavando tra loro.

Monna Lisa gli sorrideva con il suo solito sorriso limpido e calmo, ma ora gli pareva che quella limpidità e quella calma somigliassero a quella dei morti.

Il cuore gli si strinse per un infinito, intollerabile senso di pena che lo rendeva ancora più debole

Monna Lisa gli porse la mano; e lui in silenzio baciò quella mano, per la prima volta da quando si erano conosciuti

Nel medesimo istante sentì le labbra di lei sfioragli i capelli con un bacio

“Vi assista Iddio” disse lei semplicemente

Quando Leonardo torno in sé, monna Lisa non c’era più.

Intorno a lui regnava il funereo silenzio pomeridiano, più minaccioso di una notte cupa e profonda

E come nella notte precedente, più solenni, più paurosi si fecero udire lenti, cadenzati i rintocchi dell’orologio alla torre vicina

Parlavano della silente e minacciosa fuga del tempo, della tenebrosa e solitaria vecchiaia, del passato senza ritorno.

A lungo vibrarono nell’aria spirando dolcemente e parevano ripetere

di domani non c’è certezza… 

     

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Estratto da”Leonardo La rinascita degli dei” Dimitrij Sergeevic Merezkovskij

06/12/2019 9 commenti

“Sui gradini di pietra all’ingresso di una misera casupola era seduta una bimba di circa sei anni, occupata a sgranocchiare un pezzo di pane di segale stantio e una cipolla cotta sulle braci.

Leonardo si fermò, e con un cenno chiamò a sé la piccola.

Questa lo guardò un momento impaurita; poi, evidentemente incoraggiata dal sorriso bonario di lui, gli sorrise a sua volta, scese con precauzione, muovendo cauta i piedini nudi, i pochi gradini viscidi di risciacquatura di piatti, di gusci d’uovo e di avanzi di gamberi, e gli si avvicinò.

Leonardo prese dalla tasca un’arancia candita, accuratamente avvolta in un foglio di carta, una delle tante leccornie che venivano servite a corte e che lui si ficcava in tasca per distribuirle ai piccini che incontrava per strada durante le sue passeggiate.

“D’oro!” esclamò la bimba “una palla d’oro”

“Non è una palla, cara, è un arancia. Mangiala, sentirai com’è buona!”

La piccola non sapeva decidersi, e rimaneva in estatica contemplazione di quella cosa meravigliosa, voltandola e rivoltandola tra le mani.

“Come ti chiami” chiese Leonardo

“Maia”

“Bene, Maia, la sai la favola del gallo, della capra e dell’asino che andavano insieme a pescare?”

“No, non la so”

“Vuoi che te la racconti?”

Intanto con la sua mano morbida e affusolata come quella di una fanciulla carezzava i capelli biondi, finissimi a arruffati della bimba.

“Ecco, allora sediamo qui. Aspetta forse ho in tasca qualche confetto all’anice; vedo che non ti deciderai mai a mangiare quell’arancia d’oro…”

E incominciò a frugarsi in fondo alle tasche.

In quel momento sulla soglia della casupola apparve una giovane donna.

Guardo un istante Leonardo e Maia, fece un amichevole cenno di saluto e sedette sui gradini con la sua conocchia mettendosi a filare

Subito dopo di lei uscì una vecchietta tutta ingobbita, dagli occhi chiarissimi come quelli di Maia: forse sua nonna

Anche lei guardò Leonardo e d’un tratto, come riconoscendolo, giunse le mani in un gesto spaventoso, si chinò verso la giovane donna e le bisbigliò qualcosa all’orecchio ; e questa si spaventò a sua volta, poi balzò in piedi gridando “Maia! Maia! Vieni qui subito!”

La bimba esitava

“Vieni subito qui, canaglia! O vengo a prenderti io”

Spaurita,Maia corse verso i gradini

La nonna le strappò di mano l’arancia dorata e la gettò oltre il muretto nel vicino cortile, dove giungeva il grufolare di alcuni porci

La piccina era scoppiata a piangere, ma la vecchia bisbigliò anche a lei qualcosa all’orecchio indicandole Leonardo e Maia cessò subito di piangere, fissando sull’artista i suoi occhi sbarrati, folli di terrore.

Leonardo volse le spalle, abbassò il capo e si allontanò rapidamente.

Aveva capito che la vecchia doveva conoscerlo di vista, che come tanti altri lo considerava uno stregone e aveva temuto che facesse qualche sortilegio alla piccola Maia.

Si allontanò quasi fuggendo, così turbato che continuava a frugarsi nelle tasche per trovarvi i confetti all’anice ormai inutili, con un sorriso imbarazzato come un ladruncolo colto in flagrante.

Davanti a quegli ingenui occhi terrorizzati di bimba, sentiva il suo isolamento più di quanto non l’avesse sentito il giorno in cui una turba di scalmanati voleva ucciderlo come eretico, più di quanto non l’avesse fatto sentire alcune ore prima in mezzo a quell’adunata di uomini di scienza che ridevano delle sue verità come delle divagazioni di un folle.

Si sentiva lontano dagli uomini come quella solitaria stella vespertina che brillava lassù, nel cielo disperatamente puro.

 

[…] La candela spandeva intorno una luce torbida.

L’unico amico delle sue notti insonni, il gatto, balzato sul tavolo si strofinava contro il suo padrone facendo le fusa.

Attraverso i vetri polverosi la stella solitaria pareva ancora più lontana, ancora più disperatamente solitaria.

Leonardo la guardava, e guardandola si risovvenne degli sguardi di Maia fissi su di lui con quell’espressione di infinito terrore.

Ma ora la cosa non lo intristiva più: nella solitudine aveva ritrovato la calma e la serenità.

Soltanto in fondo al cuore, in un cantuccio che forse lui stesso non aveva esplorato, come una calda sorgiva sotto la spessa crosta d’un fiume ghiacciato, ribolliva una strana sensazione di amarezza simile al rimorso, come se davvero fosse colpevole di qualcosa di fronte alla piccola Maia; come se volesse e non potesse perdonare se stesso

 

 

 

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Abbaglio

04/12/2019 Commenti disabilitati

L’ombra di una felicità agognata ma non vissuta aleggia per diverso tempo su di noi; la sventurata non riesce ad accettare di scomparire e si nasconde, per sopravvivere, immersa nella luce
A volte sembra svanire ma questo, sovente, è solo un ingenuo pensiero; lei è sempre lì, pronta a entrare in azione non appena le si presenti occasione
È sempre solerte, nel suo incedere , a oscurare la parvenza di una tranquillità ormai raggiunta;
Come una piccola nuvola oscura il sole così lei oscura la tenue felicità
Il destino concede tregue più o meno durature alle anime tormentate, ma raramente porta l’oblio

Categorie:Farneticazioni

Estratto da “Il medico di campagna” Balzac

“Da fanciulli siamo ingenui, non conosciamo i pericoli della vita; adolescenti, ne vediamo le difficoltà e l’immensità, e ci viene meno talvolta il coraggio; ancora nuovi al mestiere della vita sociale, restiamo in preda ad una specie di stordimento, a un senso di stupore, come ci trovassimo soli in un paese straniero.

In qualsiasi età, l’ignoto provoca un terrore involontario, ma il giovane è come il soldato che marcia contro il cannone e indietreggia davanti ai fantasmi.

È incerto tra le regole del mondo, non sa né dare né ricevere, né difendersi né attaccare; ama le donne e le rispetta come se ne avesse paura; le sue doti gli rendono un cattivo servigio, è tutto generosità, tutto riservatezza, alieno dai calcoli interessati dell’avarizia; se mente, lo fa per suo piacere e non per interesse; in mezzo a strada incerte, la coscienza, con la quale non è ancora sceso a compromessi, gli mostra la retta via, ma egli tarda a seguirla.

Gli uomini destinati a vivere secondo gli impulsi del cuore, anziché dare ascolto ai calcoli della mente, restano a lungo in questa situazione.

Così fu per me.

Divenni lo zimbello di due cause contrarie .

Fui talvolta spronato dai desideri giovanili e sempre trattenuto da sciocchezze sentimentali.

Le emozioni di Parigi sono crudeli per le anime dotate di una viva sensibilità; i vantaggi cui godono i ricchi e le classi superiori esasperano le passioni, e in quel mondo di grandezza e di meschinità il risentimento serve più spesso da pugnale che da sprone; in mezzo alla lotta costante delle ambizioni, dei desideri e delle odi, è impossibile non esserne vittima o complice.

Lo spettacolo continuo del vizio trionfante e delle virtù schernite fa insensibilmente vacillare la fede di un giovane, e la vita parigina non tarda a togliergli la finezza della coscienza.

Comincia allora, e ci consuma, l’opera infernale della sua corruzione.

Il primo piacere, quello che compendia tutti gli altri, è circondato da pericoli tali, che è impossibile non pensare ai minimi effetti che esso produce e non calcolarne tutte le conseguenze.

Questi calcoli portano all’egoismo.

Se qualche povero studente, trascinato dall’impeto delle sue passioni, è disposto a dimenticare se stesso, quelli che lo circondano gli mostrano e gli ispirano tanta diffidenza, che gli riesce difficile non condividerla e non mettersi in guardia contro le sue idee generose.

Questa lotta inaridisce e dissecca il cuore, affida la vita al cervello e produce quella tipica insensibilità parigina e quei costumi nei quali sotto la più elegante frivolezza e sotto l’aspetto di infatuazioni esaltate, si nascondono la politica o il denaro.

A Parigi, l’ebrezza del piacere non impedisce alla donna più ingenua di conservar sempre lucido il proprio cervello.

Quell’atmosfera dovette influire sulla mia condotta e sui miei sentimenti.

Gli errori che avvelenarono i miei giorni avrebbero potuto pesare ben poco sul cuore di parecchi altri , ma i meridionali hanno una grande fede nella verità della religione cattolica e nella vita futura, ed esse rendono profonde le loro passioni e duraturi i loro rimorsi,”

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Estratto da “Della guerra”

14/11/2019 1 commento

“Sebbene l’intelligenza si senta costantemente attratta verso la chiarezza e la certezza, è l’incerto che attrae spesso il nostro spirito.

Invece di seguire penosamente lo stretto sentiero delle ricerche filosofiche e delle deduzioni logiche per giungere quasi inconsapevolmente nelle regioni alle quasi si sente estraneo, e in cui non si scorgono più punti di riferimento, lo spirito preferisce arrestarsi con la forza dell’immaginazione nei campi del caso e della fortuna.

Invece di vedersi limitato dalla nuda e arida indigenza delle necessità logiche, esso si diletta in mezzo agli illimitati tesori del possibile; il coraggio, esaltato ciò, spicca il volo; il rischio di e il pericolo sono elementi in cui si lancia, come l’audace nuotatore nella corrente,”

 

~

 

“L’ostinazione non è un difetto dell’intelligenza; poiché  se designiamo con questa espressione la resistenza ai consigli di un migliore discernimento, non possiamo senza contraddizione assegnarla all’intelligenza che è appunto il potere di discernere.

L’ostinazione è invece un difetto del sentimento.

La inflessibilità del volere, la irritabilità davanti alle interferenza esterne debbono attribuirsi a una specie di egoismo  che mette sopra a ogni cosa il piacere esclusivo di dominare se stesso e gli altri soltanto colla propria attività spirituale.

Potremmo chiamarlo una specie di vanità, se non fosse invece, in verità, qualcosa di meglio; la vanità si contenta delle apparenza, mentre l’ostinazione si basa sul piacere che produce la cosa.

Diremo dunque che la forza di carattere degenera in ostinazione dal momento in cui la resistenza a vedute estranee non proviene più da una migliore convinzione propria né dalla fiducia in un principio superiore, bensì da un sentimento di contraddizione.

Se questa distinzione , come già abbiamo detto, non ci serve granché in pratica, essa impedirà almeno di considerare l’ostinazione come un semplice eccesso della forza di carattere, mentre ne è essenzialmente differente.

Vero è che l’una cosa è in contatto immediato con l’altra, che i loro limiti sono comuni: ma l’eccesso in questione è così forte, che esistono uomini ostinatissimi i quali, per deficienza di criterio, hanno poca forza di carattere ”

 

 

 

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Letture autunnali

18/10/2019 8 commenti

Gli evidenziatori e un libro sono in omaggio 😊  il libro era a scelta, ma non c’era nulla che mi garbava… Ergo libro di cucina a caso per mia madre 🤣

hanno però dimenticato di mandarmi un libro 😭 (come si vede dalla nota lasciata in sua vece nel pacco 😅 )

 

Punti di vista e realtà (quesito)

14/10/2019 10 commenti

Cosa sta facendo il pennuto ?🤔

 

PoetaPerso nella vastità del mare contempla l’infinito” 😊

RomanticoVolge lo sguardo perché ode il canto della sua bella” ❤

Romantico malinconicoÈ Sconsolato, si abbandona allo spleen perché La sua bella non v’è più” 😭

Realista “Si sta grattando ” 😁

OttimistaSi è girato perché è timido”  😅

Pessimista “ Si è girato perché gli stai sulle scatole

Dopo è volato via vero?

Ecco vedi ” 🤣

Golosospia con la coda nell’occhio la sua preda” 😜

Estratto da “Honorine” Balzac

30/09/2019 5 commenti

“Così come, camminando nella foresta, certi terreni lasciano indovinare, dal suono che riecheggia sotto i passi, i grandi ammassi di pietre oppure il vuoto, allo stesso modo l’egoismo nascosto come un macigno sotto i fiori della cortesia e i sotterranei minati dalla sventura risuonano a vuoto al perenne contatto con la vita interiore.

Il dolore, non lo scoraggiamento, abitava quell’anima davvero grande…”

“…Così dovevo trovare un giorno il conte asceso su un’Alpe di sventura molto più alta di quella su cui stanno coloro che si credono provati dal dolore, che prendono in giro le passioni e le convinzioni altrui perché hanno vinto le loro, e svariano su tutti i toni dell’ironia e dello sdegno.

Non si burlava allora né di quelli che seguono ancora la Speranza nelle paludi dove vi trascina, né di quelli che scalano un  picco per isolarsi, né di quelli che continuano la lotta arrossando l’arena del loro sangue e cospargendola delle loro illusioni; vedeva il mondo nella sua interezza, dominava le convinzioni, ascoltava i reclami, dubitava degli affetti e sopratutto delle devozioni; ma quel grande, quel severo magistrato ne teneva conto, le ammirava, non con entusiasmo passeggero, ma con il silenzio, col raccoglimento, con la partecipazione dell’anima commossa.”

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Estratto da “Antonina. Ovvero la caduta di Roma”

“…All’inizio, la fanciulla esitò.

I ricordi dolorosi dei fatti seguiti all’ultima volta che aveva cantato nel giardino del padre le tolsero le parola.

Ben preso, comunque, dopo una breve pausa, riprese il controllo e inizio a cantare con voce tremula che ben si adattava all’argomento e al motivo musicale che aveva scelto

 

Il compito della lacrima 

 

I

Celeste il suo dove natio. Lacrima era figlia

D’ancella tristezza irretita dal giovane Gaudio

Nata fra gli spasmi, fu allevata nel dolore

E ancor giovane errò quaggiù nel mondo.

 

II

Nessun angelo custode veglio sulla nascita

Pria d’esser condannata a vagare sulla terra;

Nessuna letizia carezzò la sua dolce figura;

I sospiri vegliarono nenie intorno alla culla

 

III

Seppur Gaudio cercasse con baci ed astuzie

D’invogliarla a stare fra i suoi parenti sorrisi,

Dall’alba in cui quello visse, lei venne atterrita

E con tristezza si nascose nella gelida notte.

 

IV

Giunta sulla terra, dové scegliersi un impiego,

Il più luminoso e il migliore per una Lacrima

Ovver santificare la gioia e donare sollievo

Negato dall’apice del dolore dalla disperazione

 

V

Alcuni respinsero, altri benedissero il suo arrivo:

Placava il loro dolore, o leniva la loro vergogna;

E gli stessi allegri, benché temano il suo nome,

Spesso gustano l’arrivo mitigante della lacrima

 

VI

Gli anni si son succeduti e, vegliato dal cielo,

Lo spirito mite continua la sua opera d’amore;

Eppur mai finirà codesto esilio dal paradiso

Ed ogni cor gli è dimora in cui poter vagare!

 

 

 

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Letture di fine estate

02/09/2019 10 commenti

Temporale notturno

21/08/2019 11 commenti

L’anima sofferente  si rifugia nei sogni perché soffre l’oscurità della notte, ma non sempre gli Oneiroi fan la grazia di accoglierla 

Su di lei, se il sonno non sopraggiunge,  si abbatte un temporale che non le da tregua alcuna; i pensieri girano vorticosi, aleggiano su di lei, e infine scendono colpendola come fulmini, le lacrime cadono copiose come pioggia battente e Il tuono, infine, la tiene sveglia  impedendole di cedere prima del previsto 

Ma, una volta cessato il temporale, l’anima troverà finalmente l’agognato  oblio e lo spuntar del giorno la  renderà immemore cancellando ogni ricordo della notte appena trascorsa

Categorie:Farneticazioni

Decima “tappa” (bis) Cedrasco – Preda Rossa

08/08/2019 11 commenti

Due anni or sono una poco amichevole frana mi bloccò il passaggiohttps://lelevolution.wordpress.com/?s=preda+rossa )

L’anno scorso mi bloccò la forma fisica 😅

Quest’anno, nonostante la forma fisica sempre un po’ latitante, 😅 ho finalmente concluso la tappa 😊

chi la dura la vince 😁

 

p.s. I dati gps son un filo erronei, in discesa il gps è andato a spasso 😅 i km reali son circa 66 

p.s 2 le foto già scattate in precedenza non le ho ripetute, tranne la fonta Farfalla, è troppo bella  😁 anche se a secco stavolta 😢

 

Gallery

 

Video

 

Video con drone (dal tubo)

La Macchia si evolve…

06/08/2019 15 commenti

L’artista del caso si sposta dai piattini alle tazzine 😁

 

 

Canzone a tema ❤

 

Letture estive

17/07/2019 13 commenti

Ponte nel cielo

10/07/2019 12 commenti

A qualche mese dall’apertura ho percorso la passerella più alta d’europa (140 metri per 234 di lunghezza ) 

L’attraversata è docile, qualche leggero dondolio lo si avverte al centro del ponte ma poca roba

Ah, mancano anche i coccodrilli; i fan di Indiana Jones potrebbero rimanere delusi   😅

 

 

Note

Il costo per il passaggio è di 5€ ed è valido per tutta la giornata 

Se andate di Sabato o domenica è obbligatoria la prenotazione online (  https://www.pontenelcielo.it/it/ )

 

Gallery 

 

 

 

 

Estratto da “Pauliska”

16/06/2019 2 commenti

“… La gloria è la divinità dei Magnati, l’ingratitudine è il difetto del popolo; voi ne sarete abbandonati.

La libertà, come un ardente meteora, risplende, circola, infiamma tutte le nazioni; piegata ai voleri del pubblico, come l’elettricità a quelli del fisico, essa genera abbaglianti fenomeni; rapidamente produce mille lampi e tuoni e fulmini e si annunci a sulla terra solo con sommovimenti, bufere e distruzione.

Il popolo prima o poi capisce questa verità.

O lezione terribile del tempo! Fatalità dei grandi cambiamenti!

Amici della libertà o della tirannia, voi perite per luminosi fantasmi, mentre gli esseri nulli raccolgono i frutti della realtà.

Crudele verità, che non si è mai smentita nelle rivoluzioni …”

Categorie:Libri

Letture primaverili II

“La tazza di Shakespeare” è un gentile omaggio di IBS 😊 

“Il giglio della valle“Balzac (libro rosso) e “storia dell’inquisizione spagnola”  arrivano da ebay,entrambi in buone condizioni nonostante l’età 😊

L’amore eterno

17/05/2019 6 commenti

Il Sole allieta il cuore, l’animo, porta la vita, ma a volte esagera; quando scalda troppo  la sua amante, la Terra,  ne soffre

Il Sole non si cura della Terra, non ha sensibilità, si limita a splendere con mal celata lattanza

La Terra allora sospira tristemente  e le nuvole, sentendo il consueto richiamo, accorrono fedelmente in aiuto

Amiche di vecchia date ascoltano le lamentele, sempre uguali e sempre diverse, con dolce trasporto; sensibili per natura non reggono per molto, scoppiano  in un pianto liberatorio che attenua il dolore della Terra

Ma la cura porta con sé la malattia; una volta risollevata la Terra scaccia le nubi con fare altezzoso, ma alla prima occhiata di luce tornerà, ahimè, a subire il giogo del Sole

L’amante non ha memoria duratura per i torti, e la sola vista dell’amato basta a sciogliere gli eventuali dubbi che il distacco aveva generato

Categorie:Farneticazioni

Estratto da “La strega” Michelet

” Un altra invenzione davvero crudele fu spostare la festa dei Morti dalla primavera, dov’era nell’antichità, in novembre.

In maggio, dov’era prima, li coprivano di fiori.

In marzo, dove fu poi, svegliava, compagna l’aratura. l’allodola; il morto e il grano entravano insieme nella terra con la stessa speranza.

Ma in novembre, quando tutto il lavoro è finito, la stagione è fonda e a lungo triste, quando si ritorna a casa, l’uomo si siede al fuoco e guarda in facci a il posto vuoto per sempre, ah, come aumenta il dolore.

Per scegliere un  momento già funebre, le esequie della natura, dovevano temere che l’uomo, in sé, non trovasse abbastanza dolore.”

Categorie:Libri

You learn about it” The Gathering

16/05/2019 5 commenti

Una dolce prima colazione musicale 😊

 

 

Categorie:Musica

Estratto da “Roma” Zola

16/05/2019 4 commenti

“Ah! Quella Roma, che destino straordinario, che sovranità regale e magnifica è la sua!

Sembra che essa sia un centro verso cui il mondo intero converge, ma dove nulla sorge dal suolo stesso, colpito di sterilità, fin dai primordi.

Bisogna trapiantarvi le arti, trapiantarvi il seme dei popoli vicini che, dopo, vi fioriscono mirabilmente.

Sotto gli imperatori, quando essa era regina del mondo, la bellezza dei suoi monumenti e della sua scultura le veniva dalla Grecia.

Più tardi, quando nasce il cristianesimo e resta pervasa da paganesimo, sarà un altro paese, sarà un altro terreno, che farà sorgere l’arte gotica, l’arte cristiana per eccellenza.

Più tardi ancora, all’epoca del Rinascimento, è proprio a Roma che risplende il secolo di Giulio II e di Leone X; ma sono gli artisti della Toscana e dell’Umbria che preparano il movimento, e ne portano a Roma lo slancio portentoso.

Per la seconda volta, l’arte dal di fuori e le dà la sovranità del mondo, assumendo presso di lei una maestà vittoriosa.

Allora, l’antichità si ridesta in modo fenomenale; sono Apollo e Venere adorati dai papi stessi, i quali, da Nicolò V in poi, sognano di rendere la Roma papale uguale in splendore alla Roma dei Cesari.

Dopo precursori così vivi, così dolci e così forti, Fra Angelico, il Perugino, Botticelli e cento altri, appaiono le due sovranità, Michelangelo e Raffaello, il sovrumano e il divino.

Poi la caduta è violenta, bisogna aspettare centocinquant’anni per giungere al Caravaggio, a tutto ciò che la scienza ha potuto conquistare, in difetto del genio: il colore e la potenza della forma.

Poi, la decadenza continua fino al Bernini, il trasformatore, il vero creatore dell’attuale Roma dei papi, il portentoso fanciullo  che già a vent’anni creava tutta una stirpe di gigantesche figlie di marmo, l’architetto universale, la cui portentosa attività ha compiuto la facciata di San Pietro, eretto le colonne, ornato l’interno della basilica, edificato fontane, chiese e innumerevoli palazzi.

Questa è la fine assoluta, poiché da allora in poi Roma è uscita a poco a poco dalla vita, si è staccata sempre più dalla società moderna, come se lei, che ha sempre vissuto a spese delle altre città, morisse per il rammarico di non poter più togliere nulla agli altri, per formarsene nuova gloria.”

Categorie:Libri

Estratto da “La confessione di un figlio del secolo”

30/04/2019 5 commenti

“È comune ai dissoluti una specie di inerzia stagnante, colorita di un’amara gioia.

È la conseguenza di una vita di capriccio, dove niente si regola sui bisogni del corpo, ma sui capricci dello spirito, e in cui l’uno deve essere sempre pronto a ubbidire all’altro.

La gioventù e la volontà possono ubbidire agli eccessi; ma la natura si vendica in silenzio, e il giorno in cui decide di riprendere la sua forza, la volontà muore per aspettarla e abusarne di nuovo.

Trovando, allora, intorno a sé tutti gli oggetti che il giorno prima lo tentavano, l’uomo, che non ha più la forza di impadronirsene, non può rendere a ciò che lo circonda se non il sorriso di disgusto.

Aggiungete che quegli stessi oggetti  che ieri eccitavano il suo desiderio, non sono mai avvicinati a sangue freddo.

Il dissoluto si impadronisce con violenza di tutto ciò che ama: la sua vita è una febbre, i suoi organi, per trovare il piacere, sono obbligati a tenersi all’altezza con i liquori fermentati, con le cortigiane e le notti senza sonno; nei suoi giorni di noia e di accidia lui sente, quindi, ben più degli altri la distanza fra la sua impotenza e le tentazioni, e per resistere a queste, bisogna che l’orgoglio venga in suo soccorso e gli faccia credere che lui le sdegna.

Cosi avviene che sputi incessantemente su tutti i festini della sua vita, e che, fra una sete ardente e una profonda sazietà, la vanità lo conduca alla morte.”

Categorie:Libri

Estratto da “Middlemarch”

23/03/2019 1 commento

“Un qualche scoramento, un venir meno del cuore di fronte al nuovo futuro concreto che sostituisce quello immaginato, non è inconsueto.

Quell’elemento di tragedia che consiste nel fatto stesso di presentarsi con assiduità non si è ancora rivelato al rozzo sentimento dell’umanità; e forse le nostre persone non ne potrebbero sopportare una gran quantità.

Se vedessimo e sentissimo in modo intendo tutta la normale vita umana, sarebbe come udire l’erba crescere e il pulsare del cuore dello scoiattolo, e moriremmo per il frastuono che è al di là del silenzio.

Così come stanno le cose, i più svegli di noi si muovono ben imbottiti di stupidità”

Categorie:Libri

Letture primaverili

21/03/2019 4 commenti

 

Il risveglio

05/03/2019 2 commenti
La sveglia strilla destando il corpo e l’animo, oberato dal peso, interrompe mestamente il volo
L’ira oscura il giudizio e con insipienza si impreca sul povero oriuolo colpevole, in verità, solo di fare il suo lavoro
Egli, nonostante i rimproveri,  ci salva  dall’oblio in quanto il sogno esiste solo se svanisce

È un dolce tormento che si vive solo se interrotto, si rammenta solo se spezzato

Il sogno è fatto per essere incompleto, non per essere raggiunto

Ma la querimonia ha la meglio e, invece di gustare gli attimi che la sveglia ci ha concesso, ci si perde in inutili lamenti mentre il sogno, che si logora velocemente al contatto con la realtà, si allontana da noi

 

Categorie:Farneticazioni

Darkher “Hung”

Fa tanto negromante 😊

Categorie:Musica

Estratto da “Farsaglia” Lucano

“L’inverno, serrato dal pigro cielo e dagli asciutti Aquiloni, addensato l’etere, tratteneva la pioggia nelle nubi.

Le nevi bruciavano le montagne, e le brine, destinate a dissolversi al primo apparire del sole, bruciavano le distese pianure; tutta la terra prossima all’orizzonte dove s’immergono le stelle, s’era disseccata e indurita al sereno invernale.

Ma quando a primavera l’Ariete, che trasportò Elle caduta, volgendosi a guardare le stelle accolse il caldo Titano, e di nuovo equivalendo le durate ai giusti pesi della Libbra, i giorni cominciarono a prevalere, allora Cinzia, lasciato il Sole, appena rifulse con il corno a stento visibile , scacciò Borea e s’infiammò al contatto dell’Euro

Con i soffi nabatei, l’Euro sospinse verso occidente tutte le nubi che trovò nel proprio cielo, e le nebbie che l’Arabo sente e quelle che esala la terra del Gange, e quante il primo sole ne lascia addensare, e quante ne aveva recate il Coro che offusca il cielo d’oriente, e quante avevano ricoperto gli indiani.

Le nubi involate dall’oriente arroventarono il giorno e non poterono incombere gravi sul centro del mondo, ma i nembi le rapirono in fuga.

L’Orsa e il Noto restarono privi di pioggia; l’umidità flui sulla sola Calpe.

Qui, alla frontiera dello Zèfiro, dove la volta dell’Olimpo delimita Teti, le nubi, ostacolate nello slancio, s’avvolsero in densi globi, e a stento lo spazio congesto accolse l’aria fosca che seprara la terra dall’etere.

E già premute dal cielo, si addensarono in piogge abbondanti e scrosciarono spesse: i fulmini non serbarono il fuoco

(Per quanto balenino frequenti, i nembi ne estinguono il guizzo)

Talvolta l’arcobaleno abbracciava il cielo con cerchio incompleto, quasi indistinto per la scarsa luminosità dei colori, e, bevendo l’Oceano, sollevava fino alle nubi i flutti involati e rendeva al cielo l’acqua caduta.

Poi defluirono le nevi dei Pirenei che il Titano non era mai riuscito a dissolvere, le rocce stillavano di ghiaccio infranto.

Allora l’onda che sgorga dalla fonti non seguiva il cammino consueto: tale abbondanza di acque si riversò dalle rive negli alvei…”

Categorie:Libri

Estratto da “Newton Forster”

“Quando la ragione discende dal suo trono, in cerca di una tregua transitoria alle sue fatiche, la fantasia usurpa il seggio vacante e con finta maestria esercita allegramente i poteri della sorella”

Categorie:Libri

Letture invernali

15/01/2019 10 commenti

In verità volevo far la foto con la  magica coltre bianca, ma nevica ovunque tranne che qui
Ripiego quindi per una foto casalinga; le ciabatte però, consce di essere un ripiego, non mostrano l’entusiasmo desiderato …

 

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Il sentiero

27/12/2018 2 commenti

Fanciulla, stai camminando su un ripido e angusto sentiero montano, 
finché sei nel mezzo tutto bene, ma quando ti allontani da esso, per scorgere il panorama, corri il rischio di mettere un piede in fallo e, di conseguenza, di  cadere
La caduta, quasi inevitabile visto il forte richiamo dell’ignoto, potrà essere indolore oppure arrecarti un grave detrimento 
Dopo il capitombolo tenderai a camminare più ravvicinata alla montagna, staccandoti quindi per un po’ dall’abisso, ma non per molto perché esso progressivamente ti richiamerà ancora a se

La cima, del tutto ammantata di nuvole, non ti premetterà di scorgere quello che troverai lassù, nessun lucore ti guiderà, solo la pervicacia, circonfusa di speranza, sarà con te  

Presta quindi attenzione e cerca di stare nel mezzo il più possibile se vuoi raggiungere la vetta 
Ah, raccogli un bastone, ti servirà 

Categorie:Farneticazioni

Animali fantastici e dove trovarli

29/11/2018 7 commenti

A saperlo 😁 son andato a far due passi in montagna e ho trovato solo questi…

Carini però 😊

Estratto da “Daniel Deronda” II

13/11/2018 3 commenti

Spesso l’inasprimento dell’odio, come la crescita dell’amore devoto , è inspiegabile per chi vi assiste, e non solo non sembra in relazione diretta con nessuna causa esterna adducibile, ma non lo è.

La passione ha la natura del seme e trovo nutrimento al proprio interno.

Tende a un predominio che chiama a sé tutte le correnti e fa della vita un suo tributario.

La forma di odio più intensa è quella radicata nella paura, che spinge al silenzio e convoglia la veemenza in uno spirito costruttivo di ritorsione, nell’annientamento immaginario dell’oggetto dell’odio, simile ai riti segreti di vendetta grazie a i quali i perseguitati danno oscuramente sfogo alla loro rabbia e calmano la sofferenza trasformandola in mutismo

Categorie:Libri

L’apatia

03/11/2018 7 commenti

È una nebbia che ammanta la vita di un unica tintura

Il cuore, che ama i colori, si fa diaccioso al suo arrivo

L’animo cerca di resisterle, ma l’apatia, che è al contempo fredda come la neve e calda come il sole, prima lo raggela, rallentando così il suo incedere, e poi lo blocca donandogli con la calura la tranquillità di un anestesia

Ed è questa peculiarità che,  annientando la volontà di uscire dal banco di nebbia, fa protrarre lo stato in modo indefinito
Categorie:Farneticazioni

“Daniel Deronda” George Elliot

28/10/2018 4 commenti

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La macchia colpisce ancora

23/10/2018 6 commenti

L’artista del caso ritorna proponendo un opera che si sposa bene al periodo 🙂

“La fuga della strega”

 

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Letture d’autunno

17/10/2018 20 commenti

Abat Jour “Jumping Question Block Lamp”

05/10/2018 11 commenti

In attesa che torni l’ispirazione vado di mini “hands on”

Era un regalo per un bimbo di un mio amico, ma poi ho finito per donare altro e, ahimè 😀 ora mi tocca tenerla 🙂

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L’imponente scatolone contiene:

La base in metallo, la testa di tela, un anello per bloccare la lampada.

Manca la lampadina E27 (la mia è da 25w la lampada porta fino a 40w)

Le misure sono:

Altezza della lampada montata 48,5 cm

Testa della lampada 20 cm per lato

Peso 1,090 kg

Foto spenta e accesa 

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Video (non mio) dove si vede anche, nel finale, l’altra lampada della serie messa a confronto

In definitiva

Nel complesso la lampada si presenta bene, la finitura è più che discreta

Può essere un idea regalo carino per ragazzi oppure per ex ragazzi nostalgici del passato   

Prezzo e reperibilità 

Su thinkgeek risulta esaurita, la si trova al gamestop  a 39,98 euro

Data la particolarità in futuro potrebbe rivalutarsi un po’, su ebay c’è già un americano speranzoso che la vende a 85 euro 😀

 

 

 

Estratto da “Cittadini” Schama

21/09/2018 4 commenti

“…Le sue osservazioni traevano raggelanti conseguenze dalla tesi di Robespierre sull’oggettiva moralità della prassi rivoluzionaria.

Concedere al re di essere processato, equivaleva a presupporre che l’eventualità che fosse innocente

In tal caso, però, si sarebbe rimessa in discussione l’insurrezione stessa del 10 agosto, il che era reso palesemente impossibile dal semplice fatto dell’esistenza della Convenzione.

Si trattava di stabilire non già l’innocenza o la colpevolezza di un cittadino, di una persona facente parte del consorzio politico , ma la naturale incompatibilità di qualcuno che, per definizione, si collocava al di fuori di esso

Proprio come Luigi non poteva fare a meno di essere un tiranno, in quanto «non si può regnare senza colpe», cosi la tirannide, non poteva fare a meno di eliminarlo

Altro non occorreva che una sommaria messa al bando, la rimozione chirurgica di questa escrescenza dal corpo della nazione

Un re doveva morire perché una repubblica potesse vivere

Tutto qui”

~~~~~~~

 

“Gli scalini del patibolo erano cosi ripidi che Luigi dovette appoggiarsi al confessore per salire senza inciampare.

I capelli gli furono tagliati con la professionale rapidità per cui andava famosa la famiglia Sanson, e il re cercò infine di rivolgere la parola alla marea di ventimila persone che si assiepava nella piazza «Muoio innocente di tutti i crimini di cui sono stato accusato.

Perdono coloro che hanno deciso la mia morte, e prego che il sangue che state versando non sia mai richiesto alla Francia…» In quel preciso instante, Santerre fece rullare i tamburi, coprendo tutto ciò che il re intendeva aggiungere.

Luigi fu legato a un’asse di legno che, una volta spinta in avanti, introdusse la sua testa fra le guide della mannaia.

Sanson tirò la corda e trenta centimetri di lama si abbatterono sibilando lungo le rotaie, fino al bersaglio.

Secondo la consuetudine, il boia estrasse dal cesto la testa, mostrandola, ancora gocciolante di sangue, al popolo”

Categorie:Libri

Labyrinth Of Dreams – Nox Arcana

15/09/2018 17 commenti

In attesa che, credo si sia smarrita visto manca davvero da un po’, torni l’ispirazione … faccio come va di moda oggi; vecchia idea, ma in formato diverso e con qualche aggiunta 😀

 

Il titolo mi ha riportato alla mente un articolo di un anno or sono che quindi vado ad accorpare 

 

 

 

A volte, mentre si vaga nel labirinto dei sogni, capita di trovare l’uscita prima del tempo

La notte vi richiama  allora alla realtà in modo crudele

Il sogno frettoloso si allontana e il sonno lo segue a breve distanza 

L’animo si ritrova ottenebrato e il cuore un po’ smarrito

Gli occhi malinconici persi nell’oscurità cercano allora conforto nelle stelle 

Che però non sembrano recepire l’accorato richiamo 

Se siete fortunati una leggera acquerugiola giungerà a voi portando refrigerio e, la leggera brezza, sua inseparabile compagna, vi indicherà la strada per rientrare nel labirinto

 

Categorie:Farneticazioni, Musica

La Rosa malata – William Blake

20/08/2018 14 commenti

O Rosa, sei malata!

L’invisibile verme che vola nella notte,

nell’urlante tempesta

Ha violato il tuo letto

di purpurea gioia:

e di te col segreto

cupo amore fa scempio

 

Categorie:Poesie

Cielo montano

15/08/2018 11 commenti

Il crepuscolo è sempre incantevole  🙂

Manca “la poesia”, ma l’avevo già scritta in passato ..  Teniamo buona quella  😀 

Crepuscolo

Letture di fine estate

08/08/2018 8 commenti

 

Passeggiate notturne

06/08/2018 7 commenti

 

Si contemplano ma non si possono toccare perché Il timore di cadere li assale”

*[n.d.r.] Un avvenente musa, che dimora alle porte della valle, ha ispirato l’articolo scattando la foto 🙂

Estratto da”Sister Carrie”

23/07/2018 9 commenti

“…infine, dovremmo ricordarci che, in generale, la virtù dell’umanità non è stata messa alla prova.

Per cui, ritenendola per buona, i cieli hanno fatto piovere il meglio sul terreno che la nutriva.

Ma le volte in cui è stata duramente vagliata, sono venute alla luce deplorevoli mancanze.

Troppo spesso passiamo la vita ignorando che ogni critica che muoviamo agli altri sottintende un elogio a noi stessi.

Ci comportiamo così perché non ci rendiamo conto delle ipocrisie della vita.

Le cattiverie che attribuiamo agli altri non son che miraggi, effetti della rifrazione della nostra mancanza di comprensione, della confusione esistente nel nostro animo.”

Categorie:Libri

Le due facce della Luna

07/07/2018 11 commenti
Durante la notte è la star indiscussa della volta celeste, l’ispiratrice dei poeti, l’oggetto di culto per gli innamorati, e il primo pensiero dei sognatori 
Durante il giorno è solo una mera comparsa, scambiata a volte per una nuvola a volte per della semplice foschia 
La luna ricorda un po’ quelle persone a cui ci affidiamo quando abbiamo un problema, quando non sappiamo che fare, quando l’oscurità ci assale Andiamo da loro per uscirà dal momento buio, per avere un po’ di luce, per poi, una volta che questo è successo, tornare alla nostra vita lasciando, ormai dimentichi dei nostri problemi, quella persona nell’oblio 
Allora da luna notturna passerà a luna diurna
E tale resterà,  fin quando un nuovo problema non ci spingerà nuovamente da lei. 

Estratto da“Il demone meschino”

23/06/2018 8 commenti

“… sentiva nella natura il riflesso della propria angoscia, della propria paura, sotto le sembianze dell’avversione della natura nei suoi confronti; non sentiva invece quella vita interiore, inaccessibile a esterne definizioni che è in lei tutta, quella vita che sola crea i veri rapporti, profondi e certi, fra l’uomo e la natura.

Per questo tutta la natura gli appariva come pervasa da meschini sentimenti umani.

Accecato dalle illusioni dell’individualità umana e dall’esistenza isolata, egli non capiva l’estasi dionisiache, elementari, che nella natura. esultano e gridano.

Era cieco e misero come molti di noi.”

Categorie:Libri

Il muro dell’ozio

18/06/2018 14 commenti

Stelle cadenti

15/06/2018 3 commenti

Le stelle cadenti sono sogni effimeri, non realizzati o inespressi, che precipitano dal cielo, e allora si vedono, o dall’animo, in tal caso si sentono    

Giacciono, dopo la rovinosa caduta, per terra in attesa del colpo di grazia, ma sovente la speranza, con fare misericordioso, si frappone prolungando così alle sventurate l’agonia
Categorie:Farneticazioni

Estratto da”Le passeggiate del sognatore solitario”

04/06/2018 8 commenti

“Mi vedevo al declinare di una vita innocente e colma di sfortuna, l’anima ancora traboccante di sentimenti vivi e la mente ancora adorna di fiori, già appassiti però dalla tristezza  e dissecati dalla sventura.

Solo e abbandonato, sentivo giungere il freddo dei primi ghiacci, e la mia immaginazione inaridita non popolava più la mia solitudine di esseri plasmati dal cuore.

Dicevo tra me sospirando: che cosa ho fatto quaggiù? Ero fatto per vivere e muoio senza aver vissuto.

Almeno non è stato per mia colpa, e porterò all’autore del mio essere, se non l’offerta delle buone opere che non mi si è lasciato compiere, un tributo almeno di buone intenzioni frustrate, di sentimenti sani ma resi privi di effetto, e di una pazienza temprata dal disprezzo degli uomini.”

Categorie:Libri

Letture di fine primavera

Situazione meteo

17/05/2018 1 commento

La primavera sognava beata fin quando non fu bruscamente svegliata 

L’inverno, dopo averla vezzeggiata, d’improvviso la scacciò 
L’estate, offesa dall’improntitudine della sorella, non giunse a soccorso 
 
La querimonia desto il sempre peritoso autunno che, compunto dalle lacrime, venne alfine in socorso della sventurata 
L’autunno, seppur trascolorato alla vista della sua leggiadria,  seppe mitigare il pianto della giovine riportando così, almeno in parte, serenità
Categorie:Farneticazioni

Bagliori primaverili

02/05/2018 11 commenti

Allorquando la luce fa la sua comparsa la nostra percezione delle cose cambia, quello che al buio sembrava importante sotto il lucore ne perde valore 

Attratti quasi mesmericamente dalla luce la si insegue, se questa poi viene a mancare si rimane spaesati, l’animo fatica a riabituarsi all’oscurità
La fortitudine, fida alleata, viene allora in nostro soccorso e lentamente ci aiuta a procedere a ritroso  
Non tutti riescono però nel cammino, molti non sanno sopportare il cimmerio percorso
Si gettano allora su bagliori effimeri che nulla hanno in comune con il brillar di Lucifero
Categorie:Farneticazioni

Tag: My World Award

04/04/2018 19 commenti

Creato da… boh, non ne ho idea 😀 ringrazio per la nomination Maria, poetessa pulzella che dimora alle pendici del Vesuvio 🙂

Le regole per codesto tag son tre

  1. Ringraziare chi vi ha scelto (fatto)
  2. Rispondere alle 10 domande (fatto)
  3. Proporre qualcuno anche voi ( non fatto 😀 chi passa di qui e si sente di farlo ha la mia nomina )

 

I Ricordo improvviso che riaffiora nella tua mente

Al momento nessuno, mi servirebbe una causa scatenante per farlo affiorare …

II Un complimento che hai particolarmente apprezzato

Una mia amica che stavo aiutando, visto che attraversava un momento no, mi disse che era stata sua nonna, morta anni prima, che dall’alto mi aveva mandato verso di lei in quel periodo buio

III La cosa più improponibile e divertente che hai fatto da ubriaco 

Non bevo, ma una volta causa infatuamento andato a ramengo….

Una sera dopo aver bevuto un po’ in giro arriviamo in disco, eravamo in coda per entrare, io con fare disinvolto mi giro verso destra e vomito su un vaso di fiori, rettangolare mi pare, con altrettanto fare disinvolto faccio finta di niente 😀

Mia prima e ultima esperienza da  brillo

IV La scala di priorità che ti sei dato e su quali basi la tua vita

Non ho scelto, mi ci son ritrovato 😀

Ho da sempre una coscienza eccessiva…

V Il tuo senso preferito

Son tutti importanti, scelgo la vista solo perché porto gli occhiali…

VI Una parola preferita

Non credo di averne una

VII Un sogno nel cassetto

Il sogno era troppo pesante, il povero cassetto ha ceduto sotto il suo peso….

VIII La cosa che più vi annoia in una persona

Quando cerca di ingraziarmi

IX Un espressione dialettale divertente

mmh son tante, cosi al volo

vula bass e schiva i sass

“Vola basso e schiva i sassi” non darsi troppe arie in sostanza

X In questo periodo ti sei accorto di aver perso  

Tempo, ma non è una novità lo faccio sempre 😀

 

 

 

Categorie:Farneticazioni

Essere troppo dolci è un problema :D

31/03/2018 12 commenti
 Circonfuso solo da una flebile alleata, che non farà resistenza alcuna, si troverà, una volta che ella lo avrà abbandonato,senza nessuna egida
Nonostante ciò non perderà il suo sorriso speranzoso, ma la sua eccessiva dolcezza sarà la causa della sua dipartita 
Povero coniglio, fossi stato fondente non ti avrei mangiato 😀


Aforisma L

“I borghesi arricchiti raccolgono sempre gli avanzi della nobiltà”

Categorie:Libri

Viva la Void – Red Rider

Categorie:Musica

Estratto da “Il preludio” Wordsworth

15/03/2018 1 commento

“… il poeta, per quanto gentile possa essere, ha, come l’amante, i suoi momenti ribelli: accessi in cui non è né malato né sano per quanto non affronti altro disagio che i propri pensieri recalcitranti; la stessa mente, la mente meditativa, più felice forse quando posa assorta, come la materna colomba, non sempre vive a questo fine, ha istinti meno quieti, pungoli che la sospingono in travaglio nei boschi.”

Categorie:Libri

Da un anno all’altro

07/03/2018 5 commenti

Il cielo era terso, il sole ammantava ogni cosa,un vento leggero allietava il mare, le onde giocavano gioiose, i gabbiani intonavano il loro canto nel silenzio della spiaggia deserta 

Il sogno era li

Il cielo è plumbeo, la pioggia cade incessante, le nuvole coprono la vista delle montagne, l’animo mesto costringe la memoria al ricordo

Il sogno non è qui


Quando ci si avvicina ad un sogno, quando questo si affaccia alla realtà, la speranza, terminato il suo dovere, svanisce

A sopraggiungere, anche se non invitato, è il timore; corifeo di sventura

A volte, quando il sogno è talmente grande da poter sconvolgere la nostra vita, si diventa increduli; sta davvero succedendo? Questo stato porta con sé immobilità quando invece dovremmo essere pronti ad afferrare il sogno, a non lasciarlo tornare lassù

All’opposto più un sogno è lontano, più si diventa speranzosi

Si immaginano le cose più improbabili, le situazioni più impossibili, pur di non lasciarlo sfuggire

Un filo, seppur finissimo, ci tiene legati ad esso, si preferisce la malinconia all’apatia

 

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Neve

Il cielo si fa plumbeo, l’aria gelida, lo sguardo volge al cielo speranzoso 

Piccoli fiocchi iniziano a cadere, gli occhi contemplano la loro beltà come farebbero con l’amata 

L’ora antelucana scocca silenziosa, la pace da il sentore della sua venuta

La neve d’altronde non è vanitosa, non ha bisogno degli sguardi altrui per esibirsi 

La coltre bianca ora ammanta il panorama, il sogno si realizza

Il cuore si riempe di un amore sororale, vorrebbe che durasse, ma è una speranza effimera, non può durare

 

 

“Dio mio! Un minuto
intero di beatitudine! E’ forse poco per colmare tutta la vita di un
uomo?)”

Dostoevskij

 

 

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Estratto da Paul e Virginie

27/02/2018 2 commenti

…”Non avete sperimentato ( su voi stesso) che il piacere del riposo si acquista con la fatica, quello del mangiare con la fame e quello del bere con la sete? Ebbene! Quello d’amare e di essere amati si ottiene solamente attraverso un infinità di privazioni e sacrifici.

Le ricchezze tolgono ai ricchi tutti questi piaceri, poiché anticipano i loro bisogni.

Unite poi alla noia, che segue la sazietà, l’orgoglio che nasce dalla loro opulenza e che la minima privazione ferisce proprio quando i maggiori godimenti non lo lusingano più.

Il profumo di mille rose non piace che per un istante, ma il dolore cagionato da una sola delle loro  spine dura a lungo, dopo la puntura

Un male tra i piaceri è, per i ricchi, una spina tra i fiori.

Per i poveri, al contrario, un piacere tra i mali è un fiore tra le spine; essi lo gustano così in maniera piena.

Ogni effetto viene aumentato dal proprio contrario.

La natura ha bilanciato tutto.

Quale stato credete sia di fatto preferibile: non avere quasi nulla da sperare e tutto da temere, oppure quasi nulla da temere e tutto da sperare?

Il primo è dei ricchi, il secondo dei poveri.

Ma tali estremi sono egualmente  difficili da tollerare per gli uomini la cui la felicità consiste nella medietà e nella virtù.”

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